L'allergia del governo gialloverde alla Tav. Ora rischia anche la Venezia-Trieste

Paolo Emilio Russo e Gianluca De Filio

La Commissione Trasporti della Camera esamina il Contratto di programma tra Ministero dei Trasporti e Rfi e vota un parere condizionato. Lega e 5 Stelle chiedono “il ritiro” di due progetti

In principio fu il tratto Torino-Lione della Tav, parte del Corridoio che, nei programmi europei, avrebbe dovuto collegare Lisbona con Kiev. Poi vennero i problemi col gasdotto Tap in Puglia, la Pedemontana Veneta che Luca Zaia vuole e i grillini no e quella lombarda, promessa dal governatore leghista in campagna elettorale e finita nel mirino del M5s.

 

Solo pochi giorni fa il ministro Riccardo Fraccaro ha rimesso in discussione anche il tunnel del Brennero che il ministro “competente” Danilo Toninelli aveva decantato in tempi non sospetti. Oggi un parere della Commissione Trasporti della Camera dei deputati, identico a quello votato dalla corrispondente commissione del Senato, ha messo una pietra (tombale?) sopra un’altra linea dell’Alta velocità ferroviaria.

 

 

 

All’ordine del giorno c’era l’esame del Contratto di programma tra Ministero dei Trasporti e Reti Ferroviarie Italiane per il periodo 2017-2021 nella parte sugli investimenti. Come era già capitato al Senato, anche a Montecitorio la relatrice del provvedimento, la deputata pentastellata Arianna Spessotto, ha sottoposto al voto dei colleghi un parere contenente “condizioni e osservazioni”, cioè un parere condizionato. Il documento votato dalla maggioranza di Cinquestelle e Lega prevede “il ritiro” di due progetti: quello che riguarda la Linea dell’alta velocità Venezia-Trieste, nella tratta Venezia-Ronchi dei Legionari e in quella Ronchi dei Legionari-Trieste.

 

   

L’intento del governo sarebbe quello di destinare le risorse “risparmiate” al “potenziamento della linea Venezia-Trieste - progetto 0365 - costo 1.800 milioni di euro”. Non è tutto. Il parere scritto dalla giovane deputata veneta e votato dall’organismo presieduto dal leghista Alessandro Morelli va oltre, chiedendo che “si proceda con il ritiro del progetto della Nuova linea Trieste-Divaca, attualmente in fase di progettazione preliminare” e “l’utilizzo dei relativi fondi per l’intervento di potenziamento della linea attuale”. Campane a morto, dunque, anche per questa tratta di alta velocità lunga 15 chilometri. Bene così, anche se per andare dalla città italiana e quella slovena con il treno si impiega un’ora e cinque minuti. Già che c’era, la commissione, com’era già avvenuto al Senato, ha invitato il governo a “rivedere” anche il progetto del “Nodo Alta Velocità di Firenze”, riguardante la stazione in zona Belfiore-Macelli, “al fine di contenere drasticamente i costi di progettazione e realizzazione” e di “dare priorità agli interventi di elettrificazione e/o all’applicazione di tecnologie zero emission al fine di sostituire i mezzi ferroviari ancora oggi alimentati a combustibili fossili”.

 

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