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Dopo questo Def non avremo una manovra alla francese

Redazione

Altro che il Projet de loi de finances di Macron (taglia-tasse), avremo il contrario (tutte spese)

Solo pochi giorni fa il vicepremier Di Maio diceva di voler fare come la Francia: “Per finanziare la sua manovra economica farà un deficit del 2,8 per cento. Siamo un paese sovrano come la Francia. I soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini”. Magari il governo Conte avesse fatto come Macron, viene da dire. Naturalmente per Di Maio ciò che conta è solo il numero del deficit, che per un politico come lui indica quanti soldi poter spendere per mantenere le sue costose promesse: e infatti il livello del deficit è l’unico dato noto di questa misteriosa Nota di aggiornamento al Def, insieme alle previsioni della crescita attesa nel triennio (1,5 per cento del pil nel 2019, 1,6 per cento nel 2020 e 1,4 per cento nel 2021), come ha comunicato il ministro dell'Economia Giovanni Tria in una lettera inviata alla Commissione Ue. Ma a differenza che in Italia, dove ormai pare si usino standard diversi, in una manovra economica ci sono tante altre cose. E il paragone con la Francia è impietoso. 

 

Innanzitutto per quanto riguarda il metodo. Il “Projet de loi de finances 2019” è disponibile e consultabile sul sito del governo francese da oltre 10 giorni. Il governo del cambiamento ha approvato la NaDef da una settimana, ha fatto feste su balconi e barconi, ha ricambiato i numeri un paio di volte, è andata e ritornata dall’Eurogruppo, e ancora non sono pubbliche le cifre definitive. Ma anche sui contenuti: la manovra di Macron punta sul taglio delle tasse, mette sotto controllo la spesa pubblica, fa un aggiustamento del deficit strutturale dello 0,3 per cento e alza il disavanzo per un anno solo per una spesa una tantum. Il governo italiano fa l’opposto: aumenta il disavanzo strutturale di circa 1 punto, fa triplicare il deficit per finanziare spesa corrente e trasferimenti soprattutto per i pensionati, coprendo il tutto con un condono (che è un’entrata una tantum). Di Maio non sta facendo come la Francia, sta facendo il contrario.

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