Foto di Virginia Mayo, via AP, via LaPresse 

DI COSA PARLARE STASERA A CENA

L'Ue vince le guerre senza accorgersene. Il caso ucraino

Giuseppe De Filippi

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L’Ue che vince le guerre senza troppo accorgersene e troppo parteciparvi. E che fatica davvero tantissimo a guardare al mondo come una grande potenza integrale, non solo economica. La Germania che riprende subito a far finta di non sentire e di non vedere, perché il sostegno all’Ucraina, ora che le cose stanno girando al meglio nella guerra, potrebbe essere superato dai fatti. Sembra una corsa a riprendere tutte le ambiguità nel rapporto con la Russia, quelle ambiguità ben pagate col gas a basso costo per anni. Non si tratta, per l’Ue, di vincere le guerre e perdere la pace, ma di vincere la guerra e non accorgersene. Mentre le sanzioni europee stanno funzionando anche sull’energia e non lo diciamo. È un fatto, ad esempio, che la Russia nel periodo gennaio-agosto 2022 abbia incassato dal petrolio e dal gas il 18 per cento in meno di quanto realizzato nello stesso periodo del 2021. E l’Ue, contando sulla propria inclinazione, potrebbe tornare in pista sulla questione ucraina con la ricostruzione economica. Intanto c’è da fare sull'energia.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Ah, ecco un tentativo di fare ciò di cui sopra, ma con poco mordente, nel caso, recentissimo, delle incursioni azere in Armenia

Fatto #2

L’inflazione torna a mordere negli Usa, i mercati vanno giù. Il presidente Joe Biden ne fa una partita personale, ovviamente anche in chiave elettorale per midterm

Fatto #3

Testardo e indifferente alle schermaglie della campagna elettorale il mercato del lavoro continua a reggere e a segnare anche qualche punto positivo. I dati ufficiali sembrano contrastare tutte le narrazioni in corso. Da quelle sulla disperazione economica in cui versa il paese a quelle sull’impossibilità di incontro tra domanda e offerta di lavoro, fino a quelle sulla fuga dal lavoro dipendente. In tutto c’è qualcosa di vero, non diremmo mai a cena che quelle tesi sono completamente sbagliate, ma lo diventano quando, nella dialettica perversa della campagna elettorale, diventano letture a senso unico della realtà economica italiana. Anche la questione salariale, vera, indiscutibile, diventa qualcosa di leggermente diverso, si presta a interpretazioni, dà spazio a possibili spiegazioni di complemento. Per esempio, si potrebbe sostenere che in Italia le retribuzioni medie sono più basse della media europea perché incorporano le tutele legali, tuttora molto forti, anche con le modifiche apportate dal Jobs act. Per spiegarci meglio è come se nella retribuzione con contratto a tempo indeterminato ci fosse anche il valore dello stesso contratto. Spesso (malgrado le regole restrittive sui contratti a termine) l’assunzione a tempo indeterminato è il punto di arrivo di periodi di apprendistato, di varie prove, e diventa, per sé stesso, un premio, al quale corrisponde una penalizzazione economica. Detto ancora più volgarmente: ti ho assunto a tempo indeterminato e ora mica vorrai pure i soldi. Ma queste sono digressioni. Resta la prova, visibile nuovamente in trasparenza con i dati sull’export, di un’economia resistente, malgrado tutto e che si traduce in una situazione almeno stabile del mercato del lavoro

 

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