Una veduta della centrale nucleare di Zaporizhzhia, prima di essere colpita e incendiata da tiri d'artiglieria russa nel sud dell'Ucraina (Foto: Ansa(Energo Atom)

Di Cosa Parlare Stasera A Cena

Le pressioni sulla Nato dopo l'attacco alla centrale nucleare

Giuseppe De Filippi

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La grande paura per gli attacchi alle centrali nucleari ucraine e gli effetti che queste mosse potrebbero avere su strategia, reazioni Nato, condotta della guerra. C’è forse un elemento propagandistico, da parte russa, con l’intento di creare panico in Europa e rafforzare la posizione di chi chiede che l’Ucraina venga lasciata al suo destino senza che sia coinvolta la forza militare dei paesi dell’Ue, e forse anche un interesse ucraino nell’ingrandire i rischi di questi attacchi per ottenere un maggiore impegno della Nato e quindi l’imposizione della no-fly zone con cui lo squilibrio bellico a favore della Russia verrebbe pareggiato. Insomma, un doppio rebus sullo sfondo di un tema che, comprensibilmente, terrorizza anche aldilà dei rischi reali. Il governo italiano non tace sull’argomento, ma, come si vede, cerca di tenere una posizione che non induca panico.

 


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Le tre "cose" principali

Fatto #1: comprensibile e logico da parte ucraina fare appello alla difesa comune contro i rischi nucleari, anche indiretti, cioè dovuti alla manomissione delle centrali o alla scopertura della protezione posta attorno al reattore di Chernobyl.
Qualche rassicurazione dal massimo ente internazionale.

Sì, accantonate per un momento la paura nucleare, e concentratevi su quanto fanno male, per conto loro, le bombe tradizionali.

E sulle previsioni drammatiche per i prossimi giorni.

Fatto #2: non siamo ai massimi ma continua la crescita dei prezzi di gas e petrolio, mentre sono partite le trattative per chiudere contratti di fornitura di carbone. Intanto, cosa un po’ sospetta, Putin fa sapere di aver telefonato al principe saudita che guida l’Arabia. E per approfondire un po’ c’è questo studio sugli effetti del metodo con cui si forma il prezzo del gas.

Fatto #3: ma come corre l’economia americana, con la disoccupazione pressoché inesistente (è vicina al livello minimo inevitabile). Tutto questo porterebbe a una pressione al rialzo sui tassi di interesse, ma, come la Fed ha chiarito, non dovrebbe comunque superarsi un quarto di punto di aumento, quindi nulla di sconvolgente per i mercati finanziari. Nelle rilevazioni del Bureau of labour statistics si legge di 678.000 posti in più nel mese di febbraio, che portano il tasso di disoccupazione al 3,8%.
 

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