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Cosa sappiamo dell'attacco alla centrale di Zaporižžja (e perché non c'è un rischio Chernobyl)

Enrico Cicchetti

L'esercito di Putin ha attaccato una centrale nucleare in Ucraina, la più grande d'Europa. Ora il complesso è sotto il controllo russo. L'ingiustificabile aggressione ha riportato alla mente l'incidente del 1986, ma ora le cose sono molto diverse

Nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 marzo 2022, l'esercito di Putin ha attaccato una centrale nucleare in Ucraina, quella di Zaporižžjala più grande d'Europa (e la quinta più grande al mondo). L'impianto si trova nei pressi della città di Enerhodar, nell'Oblast' di Zaporižžja, sulle sponde del fiume Dnepr. I russi hanno attaccato con tiri d'artiglieria e di mitragliatrici pesanti. Si è sviluppato un incendio a una palazzina della struttura, una di quelle dove vivono tecnici e operai. Per quasi un'ora i soldati russi hanno ostacolato l'arrivo dei vigili del fuoco. Ora il complesso è sotto il controllo russo.

     

 

Tutta l'operazione militare, durata quasi due ore, è stata ripresa e trasmessa in diretta dal canale YouTube della centrale stessa. L'idea che in tutto il mondo le persone possano assistere a questo spettacolo in tempo reale è surreale. L'attacco ha suscitato infatti l'immediata e giustificata condanna dei leader occidentali, che lo hanno definito un atto "orribile" e "sconsiderato". Si è però parlato da più parti di un rischio Chernobyl, perché l'aggressione ha subito riportato alla mente i drammatici eventi dell'incidente alla centrale sovietica avvenuto la notte del 26 aprile 1986. 

  

Zaporižžja non è però Chernobyl: i sistemi di sicurezza sono migliori, e, come spiegato dal segretario all'Energia americano Jennifer Granholm, "i reattori dell'impianto sono protetti da robuste strutture di contenimento e vengono spenti in sicurezza". L'agenzia atomica dell'Onu (Aiea) ha confermato che "le attrezzature essenziali della centrale" colpita non "sono state compromesse dall'incendio e non ci sono state fughe radioattive", come per alcuni minuti fonti locali avevano fatto temere. 

  

La società che gestisce le centrali ucraine ha detto che sono progettate per resistere a incidenti aerei ed esplosioni esterne, terremoti, uragani e tornado. Gli edifici che contengono i reattori sono quindi sicuramente a prova di artiglieria terrestre: nessun razzo potrebbe farle saltare in aria. Del resto, come spiega in un interessante thread su Instagram @avvocatoatomico, nessun reattore può esplodere: "È fisicamente impossibile. Neppure il reattore di Chernobyl è andato incontro a una detonazione nucleare". 

 

  

Esistono alcuni proiettili che sono progettati per penetrare spessi strati di cemento e che sarebbero in grado di causare danni agli impianti dei reattori (sono le armi anti-bunker), ma non è questo il caso. "Un rischio particolarmente grave è che un attacco diretto possa drenare le vasche in cui è immagazzinato il combustibile esaurito, spesso in grandi quantità", scrive il fisico James M. Acton, co-direttore del programma di politica nucleare presso il Carnegie Endowment for International Peace. "Senza raffreddamento, questo combustibile potrebbe sciogliersi, rilasciando grandissime quantità di radioattività. Questo tipo di incidente era lo 'scenario peggiore'  previsto dai funzionari della centrale nucleare di Fukushima in Giappone, nell'incidente del 2011. Anche se un incidente è improbabile,
la Russia deve adottare misure eccezionali per evitare una catastrofe nucleare".

      

È molto probabile che l'obiettivo russo fosse quello di rendere inoperativa la centrale – che gestisce 6 dei 15 reattori di tutta l'Ucraina – e lasciare così al buio il paese, che da più di una settimana sta opponendo una strenua resistenza a quella che Putin immaginava invece come un'operazione lampo.  

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti