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Meno residenti e Sud sempre più spopolato. Ecco l'Italia del 2065

Redazione

Le previsioni del report sul futuro demografico di Istat: nei prossimi 48 anni la popolazione potrebbe scendere di 6,5 milioni. E il 71 per cento di loro abiterà al Centro-nord   

Che Italia sarà quella del 2065? L'Istat ha pubblicato il suo report sul futuro demografico del paese. Si tratta di previsioni su come cambierà la popolazione residente in Italia nell'arco di 48 anni (il punto base di riferimento è il 1 gennaio 2017). Ovviamente lo stesso istituto evidenzia come le “previsioni demografiche sono, per definizione e costruzione, incerte” e che “tale caratteristica è tanto più rilevante quanto più ci si allontana dall'anno base”. Tradotto: non è certo che tra 48 anni l'Italia sarà quella descritta dall'Istat. Sono previsioni per l'appunto. Ma le tendenze che si evidenziano nel rapporto hanno comunque una loro base scientifica. E come tali vanno guardate e analizzate.

 

Cosa ci dice quindi l'Istat sul nostro futuro? Il primo dato è che la popolazione residente in Italia è destinata a scendere progressivamente passando dai 60,6 milioni del 2017 ai 60,5 milioni del 2025 fino ai 59 milioni del 2045 e ai 54,1 milioni del 2065. Insomma 6,5 milioni di residenti in meno nell'arco di 48 anni. L'Istat sottolinea che  nel 2065 la popolazione potrebbe anche essere superiore, di poco, a quella attualmente residente nel nostro paese (da 60,6 a 62 milioni, +1,4 milioni) ma la probabilità che ciò si realizzi è pari al 9 per cento. Senza dimenticare che, nel quadro peggiore, la popolazione potrebbe arrivare a perdere fino a 14,2 milioni di residenti.

 

 

Sud spopolato. A fare le spese del calo della popolazione residente sarà soprattutto il Mezzogiorno che, secondo le previsioni, perderà residenti per tutto il periodo preso in esame. Al Centro nord, invece, dopo i primi 30 anni con un bilancio demografico positivo, dal 2045 si avvierà un graduale declino. Non solo, l'Istat prevede anche un notevole flusso di migrazioni interregionali (trasferimenti di residenza tra regioni diverse) che potrebbero arrivare alla cifra complessiva di 14,4 milioni tra il 2017 e il 2065. In questo caso ad essere favorito sarà soprattuto il Centro nord che, tra 47 anni, dovrebbe accogliere il 71 per cento della popolazione residente (oggi è il 66 per cento) contro il 29 per cento del Mezzogiorno (oggi è il 34 per cento).

 

Nati e morti. Quando si parla di popolazione, ovviamente, il primo elemento su cui ci si concentra è il cosiddetto “saldo naturale”, cioè il rapporto tra nascite e decessi. Su primo punto l'Istat delinea uno scenario positivo con un recupero “pur parziale” della fecondità: si passerebbe dagli attuali 1,34 figli per donna agli 1,59 del 2065. Ma questo non basterà a compensare l'aumento del numero di morti. Dopotutto, sottolinea l'istituto, lo scenario prevede comunque una contrazione delle nascite (nel 2065 saranno 424 mila) mentre il progressivo invecchiamento della popolazione produrrà inevitabilmente un aumento dei decessi che, dopo aver toccato gli 854 mila nel 2058, scenderanno a 825 entro il 2065.

 

Sempre più vecchi. Entro il 2065, secondo le previsioni dell'Istat, la vita media crescerà di oltre 5 anni sia per le donne che per gli uomini. Le prime arriveranno a 90,2 anni (erano 85 nel 2016), i secondi a 86,1 (erano 80,6). L'età media passerà invece dagli attuali 44,9 a oltre 50 anni. Il picco di invecchiamento dovrebbe verificarsi nel periodo 2045-2050 quando nella popolazione la quota di utrasessantacinquenni sarà vicina al 34%. Anche in questo caso sarà il Mezzogiorno a registrare il processo di invecchiamento più rapido con un'età media che passerà dagli attuali 43-44 anni (più bassa di quella del Centro nord) ai 46 nel 2025 a una superiore ai 50 entro il 2045 fino ai 51,6 entro il 2065.

 

I processi migratori. Resta determinante, nelle future dinamiche demografiche, il ruolo delle migrazioni con l'estero. Nello scenario mediano l'Istat prevede un calo dalle attuali 337 mila unità l'anno a 271 mila nel 2065. In questo scenario, nell'arco dei 48 anni presi in esame, immigreranno in Italia 14,6 milioni di persone (6,6 sarebbero invece quelli che migrerebbero dall'Italia verso l'estero). Il saldo migratorio è quindi ampiamente positivo: +184 mila nel 2017, +171 mila nel 2035, +139 nel 2065. Le dinamiche migratorio prese in considerazione nel report prevedono anche la possibilità che il saldo migratorio con l'estero diventi negativo nel 2065 (-0,7 per mille) cioè che l'Italia torni ad essere un paese da cui emigrare. Ma la probabilità che ciò si realizzi è molto bassa e pari al 9,1 per cento.

 

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