Unesco fisso per stazioni storiche e transumanze milanesi

Maurizio Milani

I binari dal 32 al 71 sono infatti dedicati ai container che arrivano dalla darsena, il porto di Milano secondo in Italia per movimento merci

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Ciao Maurizio, parlaci ancora di siti di Milano che l’Unesco deve prendere in considerazione. Anzi farli suoi. Altrimenti facciamo i tumulti, cosa ne pensi?

Fabio, Monza

 

La stazione di Milano Rogoredo (detta la bella). E’ senza dubbio delle ventisei stazioni ferroviarie della città la più importante (quasi). Costruita nel 1875 per celebrare Antonio Pigafetta che insieme a Magellano hanno fatto quello che hanno fatto. Certo potevano svegliarsi prima di riconoscere Antonio Pigafetta come il più grande italiano di sempre. Però come facevano a intitolargli una stazione? I treni sono stati inventati quattrocento anni dopo. Comunque oggi gli cambiamo nome e verrà chiamata Numa Pompilio. Per i viaggiatori non cambia niente. Anzi uno intervistato per questo cambio di nome, così ha risposto: “A me che la stazione di Rogoredo venga dedicata a Filippo il Bello o altri uomini di fantasia non interessa. Mi interessa arrivare puntuale all’appuntamento con l’amata a Rieti”. Chi intervista: “Perché ha la morosa a Rieti?”. Viaggiatore: “Sì, ci siamo visti solo due volte”. Anche come scalo merci siamo tra le stazioni ferroviarie più belle del mondo. I binari dal 32 al 71 sono infatti dedicati ai container che arrivano dalla darsena, il porto di Milano secondo in Italia per movimento merci. La merce arrivata a Rogoredo per il novantacinque per cento viene spedita indietro. Motivo? Non c’è l’indirizzo del destinatario. Per tutto questo l’Unesco non può far finta di niente.

 

Merita l’Unesco anche un appuntamento che vengono da tutto il mondo per esserci. La Transumanza. Tutti i bovini (circa 2 milioni) e suini (5 milioni) che ci sono a sud di Milano partono per l’Alpeggio. Si fermano a bere all’idroscalo che cala di un metro. Le donne anziane si lamentano. Sono abituate a passeggiare di buon mattino sulla riva. Ma calando così il livello dell’acqua devono andare più in là dov’è più alta. Un toro di passaggio mi beve 400 litri. Al ritorno li fanno passare da un’altra parte dove la gente rimane a secco. Arrivano a buttar giù gli acquedotti! Prendono la rincorsa e buttano giù i plinti che tengono su l’acquedotto del comune. Il vascone in alto da 1 milione di metri cubi salta giù. I tori ormai riconoscono gli acquedotti. Alcuni comuni nel periodo in cui passano le mandrie fanno saltare l’acquedotto piuttosto che darlo al nemico ma neanche. Però sì.

Maurizio Milani

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