(foto di Richard Dykes su Unsplash)

Il caso

“Ecco la cancel culture”. Parola del premiato scrittore per bambini (ora cancellato)

Giulio Meotti

Jonah Winter, uno dei più apprezzati autori per ragazzi, racconta come gli editori gli dicano di non poter più "pubblicare nulla che riguardi persone di colore o donne"

Nel 2016 la casa editrice Scholastic ha cancellato il libro per bambini “A Birthday Cake for George Washington” due settimane dopo averlo pubblicato. Non importava che l’illustratore fosse nero o che l’editore, Andrea Pinkney, fosse nero. Ciò che contava era che una folla sui social potesse costringere un importante editore a interrompere la distribuzione di un libro accusato di “razzismo”. Quando si è diffusa la notizia, uno degli editori di Jonah Winter (pubblicato in Italia da Donzelli) gli ha telefonato. “Avevo un contratto con lui per un libro per bambini sulla schiavitù e, sebbene avesse approvato la bozza finale, era nervoso” racconta Winter sul Wall Street Journal. “Non importava che avessi vinto premi per aver scritto sulla giustizia razziale. Il mio editore era preoccupato per la percezione  di un libro ‘di un autore maschio bianco, edito da un editore maschio bianco, su un proprietario di schiavi bianco’. Diciassette mesi dopo, dopo tante inutili revisioni, il contratto è stato annullato”. 

 

“Gli editori per bambini ora vivono nella paura di questi attivisti, terrorizzati all’idea di comparire sul loro radar con un libro o un autore che potrebbe essere considerato ‘problematico’, cioè non in linea con il codice puritano degli attivisti” scrive Winter. Secondo quel codice, l’identità di un autore deve corrispondere all’argomento del libro. “L’unica differenza è che mentre gli attivisti di destra vogliono che alcuni libri vengano rimossi da certe scuole, gli attivisti di sinistra vogliono che i libri presi di mira siano annientati. Un mio libro molto lodato sulla bomba atomica è stato attaccato con l’accusa inesatta di aver ‘cancellato’ gli indiani d’America. La folla dei social ha avuto il suo peso e il libro è passato dall'ottenere recensioni entusiastiche a svanire nell'oscurità”. Poi Winter è finito in una sorta di lista nera, “Reading While White”. Gli autori – bianchi liberali che accusano altri bianchi liberali di razzismo – hanno accusato Winter e altri bianchi, senza prove, di “razzismo”. Nello stesso anno, la rivista Time ha nominato uno dei suoi libri, “The Sad Little Fact”, il miglior libro. Il Washington Post ha definito la mia biografia del giudice Thurgood Marshall il miglior libro. “Eppure, ho accumulato un mucchio di rifiuti su una vasta gamma di argomenti. Gli editori mi dicono che non possono pubblicare nulla di mio che riguardi ‘persone di colore o donne’, i soggetti dei miei lavori più popolari. Il mio ex editor ha elogiato la mia scrittura, ma ha suggerito che se mi avesse dato un contratto avrebbe tolto uno ‘spazio’ alle ‘minoranze sottorappresentate’”.

 

È strabiliante che ciò sia accaduto a Winter, un autore che ha dedicato la sua carriera alla promozione della diversità molto prima che diventasse l’obiettivo degli editori. Lo scrive da liberale di lunga data, Winter, i cui libri sono stati rimossi nei distretti scolastici di destra. “Questo è appena successo in Florida al mio libro su Roberto Clemente. Ma poiché sono bianco, oggi non potrei pubblicare un libro su Clemente, a causa del codice illiberale dei ‘progressisti’. La mia carriera subirà altri danni a causa di ciò che ho scritto qui. Così sia. Molti di coloro che guidano l’accusa di cancellare libri e autori lo hanno fatto per promuovere o proteggere le loro carriere. Alcune cose sono più importanti di tutelare la propria carriera”.

Sul New York Times, Winter si rammarica di non aver saputo difendersi dalle prime accuse. “Ho scelto di rimanere in silenzio, linea di condotta di cui mi pento. In Cina, il governo vieta l’arte che ritiene offensiva. Qui usiamo i social. Come a Salem, Massachusetts, intorno al 1692, questo tipo di paura spesso spinge le persone perbene a rimanere in silenzio. Amici ed editori mi diranno che mi sono dato la zappa sui piedi, che avrei dovuto restare in silenzio e lasciare che tutta questa follia finisse”. Ma non finisce.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.