cancel culture

Cambridge dice no al “Saul” di Händel: "Sorprendente sincronicità” con Gaza

Alberto Mattioli

Solo chi trasforma la correttezza politica in propaganda può pensare che qualche palestinese o simpatizzante possa sentirsi offeso da Davide che sconfigge i filistei e che queste storie del 3000 avanti Cristo abbiano un nesso con la guerra israelo-palestinese

Alle volte passa per la testa il sospetto che il resto del mondo abbia definitivamente perduto la sua. Per esempio, la Cuos, Cambridge University Opera Society, insomma il gruppo studentesco che si mette all’opera (intesa come quella lirica) nell’illustre tempio del sapere britannico. Bene: la Cuos ha deciso di rinunciare a una produzione del Saul di Händel già in prova per la “sorprendente sincronicità”, parola del regista, Max Mason, con quel che sta avvenendo a Gaza. In effetti, il librettista di Händel, Charles Jennens, fa iniziare l’oratorio con il popolo d’Israele che, con grande scialo di versetti biblici nella traduzione di Re Giacomo, celebra la vittoria di Davide su Golia, filisteo quindi antenato dei palestinesi attuali. Ma “la situazione a Gaza ha sconvolto le persone in tutto il mondo – dichiara ancora il Mason – e, anche se può sembrare che Cambridge sia un ambiente lontano da questi problemi, ci sono persone che vivono nei nostri college che stanno affrontando difficoltà inimmaginabili. Dati i paralleli con questo conflitto, il team di produzione ha preso la difficile decisione di annullare Saul”. Seguono istruzioni sul rimborso dei biglietti. 

Come esempio di “cancel culture”, non c’è male. E nemmeno come modello di quella “sensibilità (sporadicamente) accresciuta caratteristica di molta vita accademica”, come ironizza il Guardian, che pure quanto a posizionamento politico non è esattamente Libero o la Verità. E si chiede che cosa farà adesso la Royal Opera di Londra che ha in cartellone Jephta, un altro oratorio di Händel, poveretto lui, “che ha commesso l’errore di non applicare le ragioni del XXI secolo a un israelita preistorico vittorioso (anche se può aiutare che abbia sconfitto gli ammoniti, non i filistei)”. Eh, già: le università del Regno saranno pure in balia degli idioti, ma i giornali continuano a essere formidabili. Che qualche palestinese o simpatizzante possa sentirsi offeso da Davide che sconfigge i filistei e che queste storie del 3000 avanti Cristo abbiano una “sorprendente sincronicità” con la guerra israelo-palestinese, cominciata peraltro con un attacco terroristico palestinese, lo può credere soltanto chi trasforma la correttezza politica in propaganda. Non stupisce che, nella scorsa settimana, un dibattito studentesco a Cambridge si sia concluso con un appello alla “rivolta di massa” contro Israele. Occorre invece essere un po’ meno basici e un po’ più colti per ricordare che uno dei cavalli di battaglia dello Stürmer di Julius Streicher, il più ignobile di tutti gli ignobili fogli antisemiti della Germania nazista, erano lunghe e lugubri contabilità delle vittime degli ebrei secondo l’Antico testamento: tanti ammoniti, tanti filistei, tanti egizi uccisi dalle piaghe e così via.  
Un po’ più di senso critico, di distacco, di capacità di collocare fatti e personaggi in una prospettiva storica sarebbe richiesto a chiunque; dovrebbe essere addirittura obbligatorio per chi frequenta un’università teoricamente prestigiosa come Cambridge. E poi: in una cultura tradizionalmente pragmatica e permeata di ironia e “no nonsense” come quella britannica, è molto inquietante questo smarrimento del senso della realtà, posto che quello del ridicolo si è perso da tempo.

Negli anni Trenta, nella sbornia di pacifismo irenista e di appeasement che fu una delle conseguenze più nefaste del grande macello del ’14-18, al termine di una pubblica discussione i membri di un club studentesco di Cambridge giurarono che mai più sarebbero morti “for King and Country”. Poco tempo dopo, è esattamente quel che successe a molti di loro alla guida di uno Spitfire o nel deserto libico. Da una gioventù che si sente offesa perché in un oratorio del 1739 un ur-israeliano sconfigge dei protopalestinesi nella notte dei tempi non ci si può aspettare altrettanto (ma mandarla a mori’ ammazzata sì, si può. Cordialmente, beninteso, metaforicamente, altrimenti finisce che censurano anche il Foglio…).