Largo ai nuovi illusionisti. “Così svecchiamo l'arte della meraviglia”

Enrico Cicchetti

“Incanti” in teatro e una magia per il ministro Sangiuliano

Sarà la tenuta total black o il sorriso scafato da uomini di spettacolo, ma dimostrano più dei loro vent’anni e qualcosa. O forse è il piglio sicuro con cui presentano idee definite e chiare: l’immaginario che accompagna la magia, dicono, è polveroso, retrogrado, sbagliato. Basta conigli nel cilindro e donne segate in due. Addio ai maghi e benvenuti ai (neo)illusionisti. Per invitarci a guardare alla magia – e al mondo – con altri occhi e per colmare il divario che la separa dal teatro, il campione italiano di mentalismo Andrea Rizzolini (classe 2001) ha scritto “Incanti”. Uno spettacolo che porterà in scena con la sua “boy band”: Dario Adiletta, Francesco Della Bona, Niccolò Fontana, Filiberto Selvi e Piero Venesia. Tutti “maghi” premiati e tutti under 30.

 

  

“Incanti” fonde prosa e illusionismo, alternando performance a monologhi scritti da grandi drammaturghi, Shakespeare e Goethe, Pirandello e Tennessee Williams. “Aristotele diceva che la filosofia nasce dalla meraviglia, che a sua volta nasce da un trauma. Da un evento che spezza in l’ordinario: un’eclisse, un fulmine, un terremoto”, ci dice Rizzolini, che filosofia l’ha studiata in Statale ed è arrivato all’illusionismo per colpa di una VHS di David Copperfield. ”Anche noi vogliamo provare a sovvertire le regole, per fare ritornare il pubblico alla meraviglia. Perché si possa uscire dal teatro con domande più profonde di un semplice ‘come ha fatto?’. E magari riuscire ad aggiungere qualche tassello alla riflessione su finzione, illusione e sogno”. Proprio come il cinema o la letteratura, anche l’illusionismo può essere un linguaggio contemporaneo e trasversale. “Oggi sul web – spiega al Foglio Dario Adiletta – trovi tantissimi numeri già svelati. Non è un male, perché obbliga l’illusionismo a distaccarsi dal trucco. Se osservi un dipinto non ti chiedi subito quale pennello ha usato l’artista. Lo stesso deve valere per noi”.

 

Dario Adiletta in "Incanti" (foto di Giulia Palmigiani) 
     

Si parte il 30 aprile al Moderno di Grosseto, dal 2 al 5 maggio al Teatro Olimpico di Roma, il 7 al Puccini di Firenze, l’8 al Teatro Nuovo di Ferrara, il 9 al Duse di Bologna e l’11 al Michelangelo di Modena. E dal prossimo anno, se tutto va bene, si gireranno solo teatri della dimensione dell’Olimpico, a partire dal Lirico di Milano. 

 
“Se avessi una sola magia a disposizione”, conclude Rizzolini, “con un colpo di bacchetta farei comparire sulla scrivania del ministro Sangiuliano una riforma che riconosca dignità artistica alla magia”. Nel Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, il meccanismo utilizzato dal governo italiano sin dal 1985 per regolare l’intervento di finanziamento pubblico allo spettacolo, c’è infatti il teatro-danza, il circo, dovrebbe finirci il varietà... Ma niente di niente per i maghi, ops, per gli illusionisti. “Eppure i modelli a cui guardare ci sono, basti pensare alla Francia, dove la condizione di intermittenza del lavoro nello spettacolo è riconosciuta ufficialmente e tutelata. E dove anche la ‘magia” è nel novero delle arti. E infatti è proprio da lì che circo e illusionismo si sono rinnovati ed evoluti negli ultimi anni”, aggiunge Rizzolini, che oltralpe è andato a studiare la nouvelle vague del settore. La fuga dei cervelli colpisce anche i maghi.
 

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti