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La recensione

Rachel Reeves offusca la sua stella con un libro scopiazzato da Wikipedia 

Cristina Marconi

Il nuovo libro della parlamentare labourista "Le donne che hanno fatto l'economia moderna" è stato accusato di plagio per aver inserito intere frasi e paragrafi senza citarne le fonti

Un po’ “Storie della buonanotte per ragazze ribelli”, perfettamente in linea con la moda delle riletture femministe che stanno abbracciando vari ambiti del sapere, il libro di Rachel Reeves, cancelliera ombra del Labour ed economista più in vista di una scena politica britannica in cui si respira forte l’aria di elezioni, si intitola “Le donne che hanno fatto l’economia moderna”, e forma un trittico ideale con i precedenti, “Donne di Westminster: le deputate che hanno cambiato la storia” e “Alice a Westminster: la vita politica di Alice Bacon”. 
L’intenzione, di per sé, sarebbe buona: affidare a una serie di profili di economiste celebri o dimenticate il compito di raccontare il contributo che le donne hanno dato all’economia per mettere in luce la prospettiva diversa da cui hanno guardato i problemi e discutere le soluzioni date, approfittando per parlare un po’ di sé e raccontarsi a un pubblico di elettori. Peccato che l’uscita sia stata di quelle da morire d’imbarazzo, non solo per sé ma per tutto il suo partito, in testa nei sondaggi di una ventina di punti: prima ancora di finire in libreria, il Financial Times, senza neppure il sussidio di app per rilevare i plagi, si è accorto che “Le donne che hanno fatto l’economia moderna” è pieno di passaggi ripresi pari pari da Wikipedia e altre fonti, tra cui un vecchio necrologio e il discorso di un collega di partito di Reeves. Sono venti almeno i punti incriminati e non si sa se indignarsi più per il sospetto di plagio o deprimersi per la sciatteria con cui l’astro nascente della politica britannica si è mossa in questa sua prova letteraria, lasciando che la sua stella perdesse un bel po’ di lustro. 


Lei ha parlato di “errori involontari” e ha negato con forza di aver copiato consapevolmente.  Il suo editore, Basic Books, ha fatto presente che nelle prossime edizioni i riferimenti saranno chiari, ma che “in nessun momento Rachel ha cercato di presentare questi fatti come ricerca originale”, sottolineando la presenza di un’ampia bibliografia a cui purtroppo non sono state allegate delle note in alcuni punti cruciali. “Sono l’autrice di questo libro, alzo le mani e riconosco che avrei dovuto fare di meglio”, ha aggiunto Reeves alla Bbc, ammettendo di non aver lavorato da sola, com’è normale e prevedibile per una persona così impegnata, ma di prendersi comunque la “piena responsabilità” degli errori fatti da lei e dai suoi assistenti. A pochi giorni dal suo apprezzatissimo discorso a Liverpool, dove il Labour aveva dato davvero un’immagine vincente, gli attacchi le sono venuti soprattutto dall’ala corbyniana del partito, già in subbuglio per via della linea del partito davanti alla situazione in medio oriente, mentre anche le recensioni severe sulla questione del copia-e-incolla hanno messo in luce come il lavoro di Reeves abbia un tono personale e autobiografico, in linea con un tentativo di impostare un programma economico che corrisponda a una visione umana e condivisibile di giustizia sociale ma anche di aspirazione a una vita migliore, a una maggiore sicurezza.

“Securonomics”, la chiama Reeves, raccontando di sé, delle sue serate a guardare documentari sulla crisi bancaria in Svezia col marito, come a evocare una serenità famigliare a cui tutti devono poter ambire. Ci tiene a dire che è nata in una famiglia normale, ma che ha potuto studiare a Oxford e che ha poi scelto di lavorare alla Banca d’Inghilterra invece che a Goldman Sachs: un percorso di ascesa che per molti nel Labour appare come un tabù (non bisogna aspirare, bisogna livellare verso il basso, diceva Corbyn, che però è cresciuto in un maniero e ha fatto scuole private). Reeves ci tiene e si vede, il suo scopo è ricreare un legame saldo tra il lavoro e la giusta retribuzione, ama la keynesiana Janet Yellen e vuole permettere ai cittadini di costruirsi una vita appagante e dignitosa. In questo hanno un ruolo da svolgere sia lo stato sia il mercato e, spiega Reeves, le economiste sono importanti. Peccato aver dedicato loro questo scivolone.