L'Italia chiude i porti e spera nell'aiuto della Germania sui migranti

Un carteggio Roma-Berlino di dieci giorni fa anticipava la chiusura delle coste italiane alle ong a causa del coronavirus. De Falco: "Allora si fermino tutte le navi straniere". A Lampedusa è già emergenza

Luca Gambardella

Da 10 giorni il ministero degli Esteri italiano ha informato la Germania che il nostro paese non può più concedere i suoi porti per lo sbarco dei migranti salvati nel Mediterraneo a causa dell’emergenza coronavirus. Lo scambio di lettere tra Roma e Berlino, spiegano fonti del governo, spinge ora Palazzo Chigi a confidare proprio nell’intervento della Germania per risolvere la prima vera crisi sul fronte immigrazione dall’inizio dell’epidemia. La Alan Kurdi della tedesca Sea Eye si trova a ridosso di Lampedusa con a bordo 150 persone salvate in acque internazionali al largo della Libia. La nave batte bandiera tedesca e da giorni ha chiesto un porto sicuro per lo sbarco a Malta e Italia, ma entrambi i paesi hanno rifiutato l’approdo a causa del Covid-19.

 

 

Ieri il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, quello delle Infrastrutture Paola De Micheli, degli Esteri Luigi Di Maio e della Salute Roberto Speranza hanno firmato un decreto per dichiarare che le coste italiane a causa del coronavirus non sono più “porto sicuro”. Una decisione che non ha precedenti nella storia italiana ma che, specifica il decreto, riguarda solo le navi straniere. Il provvedimento ha carattere generale ma è evidente che i destinatari siano le navi delle ong, le sole unità al momento impegnate in operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale.

  

 

Come detto la chiusura dei porti italiani era una decisione già nota da giorni. Quando lo scorso 1° aprile si è inaugurata la missione europea Irini, che prevede l’impiego nel Mediterraneo delle navi militari di alcuni paesi per il controllo dell'embargo nei confronti della Libia, l’Italia aveva già avvisato l’Ue che la pandemia non avrebbe consentito di tenere i porti aperti. Quindi Sea Eye sapeva delle difficoltà italiane nella gestione dell’emergenza sanitaria sin dal momento della partenza dalla Spagna, avvenuta la settimana scorsa. Forse anche per questo i toni della ong tedesca sembrano più pacati rispetto al passato. “Alan Kurdi ha chiesto al governo tedesco di inviare un aereo per 150 persone”, spiega l'organizzazione in un comunicato in cui si afferma che centinaia di città tedesche sono pronte ad accogliere i naufraghi. Il governo italiano si augura che la Germania tenda una mano e nella giornata di oggi si attendono sviluppi.

 

Ma il decreto emanato ieri sera presenta diversi aspetti critici. Per il senatore Gregorio De Falco “non è necessario chiamarsi Salvini per fare errori. I porti non venivano chiusi nemmeno nel Medioevo”. Il provvedimento è giudicato discriminatorio perché si rivolge esclusivamente alle navi che battono bandiera straniera. “Allora bisognerebbe bloccare tutte quelle non italiane che stanno arrivando in Italia”, ne deduce il senatore ex M5s oggi iscritto al Gruppo misto. “Le persone salvate devono essere messe in sicurezza. Devono essere messe in quarantena anche se restano a bordo della nave. E magari trovare una soluzione insieme alla Germania”, spiega De Falco, che da sempre è molto critico rispetto alla chiusura dei porti italiani. 

 

Nel frattempo però gli sbarchi autonomi sulle nostre coste continuano grazie al miglioramento delle condizioni meteorologiche e, nonostante la crisi sanitaria in corso, il governo non ha preso nessuna misura per sostenere i comuni più esposti agli sbarchi. Nel pomeriggio di ieri sono arrivati a Lampedusa 34 migranti, in prevalenza di nazionalità subsahariana: 11 donne, di cui due in stato di gravidanza, e 23 uomini. Altri 124 sono sbarcati nella notte e ora la situazione sull’isola diventa difficile da gestire. Il sindaco Totò Martello ha spiegato di avere messo tutti i migranti in quarantena. “Bisogna che queste persone siano immediatamente trasferite. Non c'è più spazio per nessuno e non possiamo mettere a rischio popolazione e operatori. I migranti sono in banchina e se non li porteranno via li lascerò lì. Non ho altra scelta”, ha detto Martello.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.