Il virus chiude i porti ma rilancia la solidarietà: due lezioni per l'Italia
Il premier maltese indagato per la morte di 12 migranti mentre tornano di moda i ricollocamenti. Idee per superare Dublino
-
L'Italia chiude i porti e spera nell'aiuto della Germania sui migranti
-
Libia, Italia e Malta "non sicuri". Il Mediterraneo centrale diventa un limbo per i migranti
-
"Qui dove la rabbia sociale è reale": Pozzallo e Lampedusa, tra virus e accoglienza
-
Al vertice, e dopo
-
“Debito perpetuo” è difficile da digerire. Ma l'Ue va verso un accordo complicato
-
La missione Ue nel Mediterraneo non spaventa Russia e Turchia
-
Il ghiaccio sottile della ripartenza
-
La missione europea per la pace in Libia non piace in Libia
-
La ripartenza della Francia
-
L'isola dei sovranisti
-
Salvini, i porti chiusi e il virus
Roma. Tra porti chiusi e caccia alla solidarietà europea, la pandemia porta con sé due lezioni per l’Italia sul fronte dell’immigrazione. La prima arriva da Malta, dove il premier laburista Robert Abela è indagato insieme a 12 membri delle forze armate per la morte di 12 migranti, rimasti per sei giorni a bordo di un gommone nella zona sar maltese. Da un paio di settimane Malta, così come l’Italia, ha chiuso i suoi porti per via della crisi sanitaria causata dal Covid-19. Per questo motivo dal 9 al 15 aprile un gommone con a bordo 63 persone è rimasto alla deriva senza potere attraccare a Malta, nonostante la Valletta, Roma, Tripoli e Frontex, l’agenzia europea per la sicurezza dei confini esterni, fossero a conoscenza dell’allarme lanciato dall’imbarcazione. Non solo: dopo sei giorni senza concedere un porto, il governo maltese avrebbe orchestrato un respingimento in piena regola, caricando i naufraghi su un motopesca fantasma (senza bandiera né codice identificativo Imo) e rispedendoli in Libia, che è un porto non sicuro. A citare in giudizio il premier è stata l’ong maltese Republika, che ha accusato il governo di usare la pandemia come espediente per chiudere i porti violando le convenzioni internazionali e di essere il responsabile della morte dei 12 migranti. L’ong ha presentato un ricorso anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo che però ha rigettato la richiesta, dato che i fatti contestati al governo si erano già consumati e non mettevano più a repentaglio la vita dei migranti. Ma per Abela le indagini sono solamente l’ultimo colpo assestato alla sua gestione della pandemia, giudicata inadeguata da media e opposizione. Messo sotto pressione, il premier è andato in tv e ha rivolto un messaggio alla nazione: “La mia coscienza è pulita”, ha detto, ribadendo l’impossibilità di accogliere i migranti per via del Covid-19.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Luca Gambardella
Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.