LaPresse/Fabrizio Corradetti

Cosa ci dicono i dati degli albergatori (che Raggi non dice) sul turismo a Roma

Maria Carla Sicilia

Gli hotel della città eterna fanno meno affari dei loro concorrenti europei. Ecco come sta cambiando il mercato delle strutture ricettive nella capitale 

“I dati sul turismo nella capitale, inseriti in un contesto europeo, mostrano che Roma non gode di ottima salute”. Al termine della giornata organizzata dall'associazione degli albergatori romani per fare il punto sul settore, le conclusioni di Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma, non sono particolarmente incoraggianti. I numeri presentati ieri in conferenza stampa dal sindaco Virginia Raggi sono corretti, certo, ma una crescita delle presenze turistiche del 2,6 per cento in un anno, purtroppo, non fa primavera. “Nel contesto generale, Roma cresce meno delle altre capitali europee e di quelle italiane – spiega al Foglio Roscioli – Ma la partita che non possiamo perdere è quella dell'Italia nei confronti delle altre nazioni. In questo Roma gioca un ruolo centrale perché è uno scalo importante dei voli internazionali per l'Italia”.

  

Il dato di crescita a cui fa riferimento Roscioli è quello relativo alla performance delle strutture ricettive, che a Roma lo scorso anno non è affatto migliorata rispetto al precedente. Il RevPar (Revenue Per Available Room) è un indicatore che si calcola attraverso il rapporto tra occupazione e prezzo medio di vendita delle camere. Se il RevPar non cresce, come è successo nel 2017 a Roma, quando ha registrato una piccolissima variazione dello 0,6 per cento, vuol dire che la gestione delle strutture ricettive non è profittevole. “In Europa le altre città hanno registrato crescite tra il 4 e il 12 per cento, escludendo gli estremi positivi e negativi della classifica. Stando nella media Roma è l'ultima della classe e in una condizione di questo genere si inibiscono gli investimenti delle aziende che vogliono crescere e innovarsi”.

  

I motivi, secondo Roscioli, sono due: le emergenze periodiche – mobilità, decoro, rifiuti – che dai giornali rimbalzano sui social e danneggiano l'immagine della città e l'eccesso dell'offerta. Troppe strutture, composte per lo più da bed and breakfast e case private per gli affitti brevi. “Sono più di 30 mila le strutture extra alberghiere entrate nel mercato negli ultimi anni – dice Roscioli – con una crescita di oltre il 13 per cento all'anno. Cercando su internet si trovano appartamenti in affitto a 34 euro al giorno qui a Roma. In questo modo si va verso un modello low cost e non verso una qualificazione dell'offerta turistica”. E a questa tipologia di offerta, la domanda risponde positivamente, perché le presenze nelle strutture extra alberghiere – spiega ancora Roscioli – l'anno scorso sono cresciute di più di quelle registrate negli hotel. Per questo la crescita del 4,9 per cento negli alberghi a 5 stelle, su cui l'attuale amministrazione insiste per riscattare l'immagine del turismo romano, è un dato positivo, ma non esaustivo. E si spiega con il maggior numero di congressi di alto livello registrati a Roma l'anno scorso. Quello della congresistica è un settore che traina flussi turistici importanti e su cui le imprese di settore romane si sono impegnate a crescere costituendo il Convention Bureu. “Tra cinque anni vedremo i risultati del lavoro che stiamo già facendo. Organizzare grandi congressi internazionali richiede tempo, ma già adesso lavorando su eventi più piccoli vediamo la variazione positiva”.

  

Come i congressi, anche i grandi eventi in città richiedono tempi lunghi per essere organizzati e pubblicizzati. “I piccoli eventi possono forse avere appeal sul turista italiano. Ma per attrarre flussi internazionali occorrono grandi manifestazioni e su questo Roma deve lavorare di più. Creare attrattive ogni anno diverse e numericamente importanti può spingere le persone a tornare a visitare la città, che oggi non è molto friendly con i turisti stranieri”. Una sfida per spingere un settore che, come ricordava ieri in conferenza stampa l'assessore al Turismo di Roma, Adriano Meloni, genera 10 miliardi di euro e dà occupazione a 200mila addetti.

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