Turisti al Colosseo. Foto LaPresse

“Abbiamo bisogno di vitalità e grandi eventi”. Parla Federalberghi

Gianluca Roselli

"A Roma mancano le idee. Si deve puntare verso la cultura e i congressi, imparare a pianificare e investire nelle infrastrutture", ci dice Bernabò Bocca 

Roma. “Mancano i grandi eventi, quegli appuntamenti culturali che attirano l’attenzione di tutti, cittadini e turisti”. Bernabò Bocca è presidente di Sina Hotels, la catena alberghiera di famiglia che conta undici hotel nei luoghi più belli d’Italia. Ma soprattutto è presidente di Federalberghi, associazione nazionale che raduna oltre 27 mila imprese alberghiere nazionali. Classe 1963, nato a Torino, vive tra Firenze, Roma e Milano. Anni fa dichiarò di non avere casa e di vivere in albergo. Ora, sposato con due bimbi, non è più così. Nella sua vita ha avuto anche una parentesi politica: nella passata legislatura è stato senatore di Forza Italia. Poi è tornato a fare l’albergatore. E, naturalmente, viaggia moltissimo. Quindi ha il polso della situazione sulle differenze tra le città e le capitali. “Quando faccio il business plan della mia azienda, io mi chiedo dove la voglio portare tra dieci anni. Questo è ciò che dovrebbero fare anche gli amministratori e i sindaci di una grande città”, sostiene Bocca.

  

Il problema di Roma, dunque, è la mancanza di pianificazione?

“Soprattutto è mancanza di idee. Prima ci vuole un obbiettivo e poi il piano per raggiungerlo. Ma è un problema che riguarda tutto il paese. In Italia si ha l’impressione di muoversi sull’emergenza, si va avanti alla giornata guardando al prossimo metro da percorrere. Su questo Roma non fa eccezione, anzi ne è l’espressione massima”.

  

In questi ultimi anni chi abita nella Capitale nota un grande peggioramento, un degrado apparentemente senza fine.

“Non mi sento di buttare la croce addosso alla giunta Raggi, che ha trovato una situazione molto difficile. Diciamo che in due anni le cose non sono migliorate. In centro, che è il luogo in cui io mi muovo, si respira un senso di abbandono, basti vedere la sporcizia e la quantità di venditori abusivi. Ma il grande degrado di cui tutti parlano in centro si vede meno. E questo è confermato dai numeri: i turisti continuano ad aumentare”.

  

Insomma, nonostante tutto, il marchio Roma si vende bene?

“Per fortuna sì (nel 2017 i turisti sono stati oltre 35 milioni, + 2,63 per cento rispetto al 2016, ndr), ma errori ci sono stati, primo fra tutti dire no alle Olimpiadi. Con la politica dei “no” non si va da nessuna parte. Invece l’organizzazione di un grande evento come le Olimpiadi avrebbe fatto da volano per la città, si sarebbero messe in moto energie, finanziamenti, aspettative. Avere un traguardo aiuta. Basti vedere cos’hanno rappresentato le Olimpiadi invernali per Torino e l’Expo per Milano”.

  

E invece niente di tutto ciò.

“Quella partita è andata, ma da quell’errore si può imparare. Roma ha bisogno di grandi eventi, soprattutto culturali, come mostre, manifestazioni, festival. La festa del cinema è un’ottima cosa, ma non basta. Questa è la strada per portare ancora più persone nella Capitale e per offrire ai turisti che già la conoscono un’occasione per tornare. Tutti noi andiamo più volte a Parigi, Londra, New York. A Roma si torna meno”.

  

Secondo lei la Capitale è destinata a essere una città solo turistica?

“E le pare poco? Quando molte aziende lasciano la città, e l’Italia, è difficile che vi ritornino. A mio parere Roma deve puntare a essere una polo culturale a livello internazionale. E anche un centro congressuale, perché a Roma i professionisti ci vengono sempre volentieri: meglio fare un congresso qui che altrove. Ma servono idee e pianificazione. Le rivelo una cosa”.

 

Prego.

“Quando è scoppiato il caso di mafia capitale se n’è parlato in tutto il mondo e noi eravamo terrorizzati per le ripercussioni sul turismo. E invece niente, più gente di prima. Questo per dire che il marchio Roma resiste a tutto, a Carminati, alle amministrazioni e pure alla Raggi. Detto questo, occorre colmare due gap: lavorare sull’ordine pubblico per far diminuire il degrado e investire di più nelle infrastrutture e nei collegamenti”.

  

A proposito di collegamenti: dal primo gennaio arriverà una sacrosanta stretta sull’accesso dei bus turistici in centro. Gli albergatori sono in rivolta.

“Non conosco bene il problema. In linea di massima sono favorevole al limite, ma bisogna però consentire ai pullman di portare i turisti negli hotel, non si possono scaricare in periferia e dir loro di arrangiarsi. Come in tutte le cose, c’è il giusto mezzo, senza essere talebani”.

Di più su questi argomenti: