LaPresse/Fabrizio Corradetti

I turisti a Roma ci vanno una volta e poi non ci tornano più. Ecco perché

Maria Carla Sicilia

Riposo e cultura? Una vacanza nella capitale sembra più un viaggio avventura

Roma. Non è che a Roma i turisti manchino. Basta fare un giro in metro anche ad agosto per rendersi conto che i romani sono tutti via e al loro posto, a sgomitare per salire su un treno diretto in centro, ci sono per lo più turisti. E’ che la loro vacanza, per molti aspetti, è più un viaggio avventura che un rilassante weekend in una capitale europea. Come spiega al Foglio Francesca Duimich, presidente di Confesercenti Federagit, l’associazione delle guide turistiche, uno dei problemi quotidiani è quello di fronteggiare i venditori abusivi e mediare con gli aspetti di degrado sotto gli occhi di tutti. “La mancanza di pulizia per le strade ci fa vergognare. E’ impensabile che i turisti debbano camminare tra la ‘monnezza’. Ma ormai sono un paio di anni che la situazione è questa. Non è solo colpa dell’Ama, anche i romani vanno educati”. D’altra parte la situazione ingestibile dei venditori senza licenza non è meno imbarazzante: “In alcuni casi la loro presenza è così assillante che interrompe il nostro lavoro mentre spieghiamo la storia dei monumenti”. Così tutto il centro storico è un grande via vai di turisti che corrono dietro le attrazioni di Roma, mentre i venditori abusivi inseguono i turisti cercando di affibbiargli cianfrusaglie di ogni tipo. E ci sono zone messe peggio di altre. “Piazza San Pietro, per esempio, invasa dai venditori anche se non potrebbero neppure entrare in Vaticano. Ma anche Fontana di Trevi: altro che numero chiuso per far defluire gli ingorghi, basterebbe allontanare i venditori ambulanti per evitare che si crei calca”.

   

   

Nonostante tutto, ad agosto le presenze turistiche sono cresciute tra l’1,5 e il 2 per cento rispetto allo scorso anno, una percentuale in aumento che però a guardar bene non è troppo incoraggiante: “Il dato tendenziale di agosto, non ancora definitivo, è positivo”, spiega al Foglio Tommaso Tanzilli, direttore di Federalberghi Roma, “ma fino a tre anni fa il trend era di una crescita mensile del 4-5 per cento su base annua”. Con l’aumento più modesto delle presenze si abbassano anche i giorni di permanenza, che ad agosto sono stati in media 2,3 invece che 2,5, come nel 2016. Meno giorni in città, meno soldi spesi, sottolinea Tanzilli.

  

  

Cosa è cambiato rispetto agli anni scorsi? “E’ un fenomeno da attribuire alla scarsa attrattività dell’offerta turistica. Se escludiamo tutto ciò che è statico – cioè i monumenti storici e il patrimonio artistico della città – resta ben poco ad attrarre i turisti. Per questo chi viene a Roma e vede ciò che gli interessa poi non torna più”. Quello che gli addetti ai lavori chiamano “turismo ripetitivo” non va molto forte nella Capitale, secondo Federalberghi, ma è ciò su cui puntano altre capitali europee: “Parigi, per esempio, ha il doppio delle presenze di Roma, grazie alla varietà di eventi che spingono francesi e stranieri a tornare anche più volte in città. Qui, al contrario, abbiamo rifiutato le Olimpiadi”. Quanto influisce il fatto che Roma sia spesso al centro di cronache che evidenziano il peggio della città? “E’ vero che a volte i giornali esagerano, gonfiando emergenze che non esistono, ma partono pur sempre da un dato reale”, spiega Tanzilli. Viene in mente l’ultimo allarme, sventato, che ha fatto temere a tutta la città di restare senza acqua per la siccità. “Un danno di immagine enorme che ha causato forte sconcerto da parte di tour operator e albergatori. Per fortuna è rientrato tutto”.

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