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vasto programma

Con la crisi dei Ferragnez scendono in campo i due grandi comunicatori italiani

Michele Masneri

Il ritorno di Ferragni in tv, da Fazio, ha deluso le aspettative; si è perso il tocco magico. Intanto per superare la crisi Chiara e Fedez si sono affidati agli esperti, rispettivamente ad Auro Palomba e Gianlu ca Comin. Adesso è guerra anche tra genzie di pr

Con quella bocca non può dire ciò che vuole. Ma che vuole dire? Ma ha qualcosa da dire? Il gran ritorno di Chiara Ferragni domenica sera non è stato poi così grande. Tornare per non dare una notizia, per rifilare per l’ennesima volta la solita solfa di “si poteva fare meglio”, non pare una gran trovata. Il rientro da Fazio ha fatto certo ottimi ascolti, ma la sensazione è di attesa delusa, l’impressione è che Ferragni abbia comunque perso il tocco magico, che quando entra nella tridimensionalità fuori dal telefono non funziona più. Coincidenza ha voluto poi che lo stesso giorno andasse in scena un altro ritorno televisivo, quello di Barbara D’Urso, a “Domenica In”. E lì però tutto diverso: sarà che D’Urso si è fatta il suo esilio, lontana da piccoli e grandi schermi, Sarà che Ferragni continua ad avvisarci della sua necessità d’essere fragile (vabbè), ma chiaramente vince D’Urso. Prima classificata nei ritorni femminili del weekend (c’era anche Veronica Lario, impallata dai centrotavola di Maria Latella, secondo posto. Terza, Ferragni).  

 

Per il futuro poi bisognerà vedere come sceglierà di comunicare la famiglia o ex famiglia Ferragnez. Continuare ad apparire, senza dire niente? (Ma Fedez appare più “vero”, dice cose. Le interviste sedative di Chiara invece non aiutano). Chissà cosa si inventeranno gli strateghi, perché ora è anche guerra, tra lei e il marito, di agenzie di pr. Dalla totale artigianalità di prima, adesso due diverse squadre che rappresentano i migliori talenti italiani del settore sono al lavoro. Da qualche giorno infatti per Fedez è sceso in campo Gianluca Comin, che con la sua Comin & Partners è la tappa obbligata per la comunicazione di crisi. Sua la gestione del ponte Morandi, per dire, ma prima lui è stato capo della comunicazione della Montedison, poi Edison ed Enel. Veneziano, nasce cronista politico al Gazzettino. Dall’altra parte, “Chiara” si è affidata a Community, società di un altro ex giornalista, Auro Palomba, già all’economia del Giornale ai tempi di Montanelli, poi al Messaggero ma di stanza a Milano. Anche lui ha lavorato per i Benetton, mettendosi in proprio, con un focus sui clienti corporate del nord. Collabora attualmente con Exor, la cassaforte degli Elkann, e cura l’immagine dello stesso John Elkann oltre che di Alessandro Benetton, Enel, Luxottica.

 

Quasi coetanei (Comin è del ’63, Palomba del ’64), leggere differenze di carattere: più estroverso Comin, più sornione Palomba, entrambi politicamente sono vagamente ascrivibili al centrosinistra. Comin da qualche anno ha messo su la sua società che occupa una settantina di persone tra le sedi di Roma, Milano e Bruxelles ma il quartier generale è a palazzo Odescalchi in piazza Santi Apostoli a Roma. Dal Mose a Prada, dal Colosseo all’Esselunga spaziano i suoi clienti. Per assistere Fedez la Comin collabora con una piccola e promettente aristo boutique di comunicazione, Po. Co. Studio, specializzata in startup e digital fondata da Polissena Galdo (figlia di Mafalda d'Assia) e Cosima Sessa (figlia del produttore di "Mare fuori" Roberto e di Orsina Sforza). 

 

Community recentemente invece si è fusa con un’altra società, Cattaneo Zanetto & Co., specializzata a sua volta nel lobbying, e ha dato vita con l’apporto di un fondo di private equity al marchio Excellera, con 140 professionisti sparsi tra Roma, Milano, Treviso e Bruxelles, e quartier generale nella Torre Velasca di Milano. Comin è molto esperto di lobby e di politica romana, Palomba più di comunicazione aziendale (il mantra di Community è la “reputation”) e per qualche tempo ha condotto pure un programma tv dedicato alle imprese del nord-est. Nel 1999, assieme ad Alessandro Benetton e all’interessato, fondò la Maurizio Costanzo Comunicazione. E Costanzo forse è l’unico che oggi insieme a Maria De Filippi potrebbe dare un consiglio utile ai due sventurati di CityLife. Ma i grandi comunicatori da dove partiranno invece? E “Chiara” e “Federico” saranno da trattare più come partecipate di stato decotte o invece come startup in crisi di fama?

 

In un’intervista su come si gestisce una shit storm Palomba ha risposto così: “Gli utenti dimenticano ma il web no. Tutto rimane. Nel momento in cui si è sotto attacco si può fare poco, anzi più ci si agita e più gli effetti sono nefasti. Una volta che l’onda è passata, il lavoro è di ricostruzione, iniziando a discernere il falso dal vero e a costruire una serie di contenuti positivi che bilancino sul web i contenuti negativi usciti. Sono i contenuti, consistenti e congrui, che fanno la differenza”. Vasto programma, vabbè.

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).