Come ampiamente pronosticabile nei giorni scorsi, le manifestazioni per il 25 aprile si sono trasformate in una ribalta per gli insulti contro le comunità ebraiche. Tanto a Roma, dove si sono sentiti commenti come "ebreo cane", quanto a Milano, dove agli esponenti della Brigata ebraica nel corteo organizzato dall'Anpi hanno dato degli "assassini". "Le confido una cosa", premette al Foglio con un bel po' di sconforto Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma. "Per me, per la mia famiglia, queste frasi hanno un significato molto concreto, affondano nel retaggio delle nostre famiglie costrette a lasciare la Libia sotto la spinta dei pogrom e della violenza antiebraica. Ad abbandonare le case, i beni, gli affetti, le amicizie. Sono frasi che hanno un’eco terribile nei ricordi di molti ebrei romani, o perché le abbiamo vissute o perché ci sono state raccontate dai nostri genitori. E sono le frasi dell’odio antiebraico, un odio criminale e omicida. Risentirle nelle piazze romane, italiane, è impressionante. Perché noi sappiamo bene che cosa significhino quelle frasi. Quanta sofferenza e quanto sangue vi siano dietro".
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