(foto Ansa)

chiamate l'onu

Gli autobus scioperano contro la guerra e pure i consigli municipali fanno politica estera

Salvatore Merlo

Sul conflitto in Medio oriente si esprimono anche coloro che dovrebbero occuparsi di cose molto più semplici. Come garantire un servizio di trasporto pubblico decente. O far sì che i parchi non si trasformino in giungle. I casi di Roma e Milano

Un brivido ha percorso la politica estera mondiale. Un po’ come quando a Palermo s’erano convinti di mettere fine all’ultima coda della Guerra fredda, e allora diedero la cittadinanza onoraria alla sorella di Ernesto “Che” Guevara. E infatti lunedì, al Consiglio del VII municipio di Milano, periferia meneghina, anziché occuparsi dei parchi pubblici di Baggio che sembrano delle giungle o delle pattumiere, i rappresentanti amministrativi di quel quartiere si sono diffusi e profusi in una risoluzione – badate bene – sul conflitto israelo-palestinese. Niente meno. Attrezzati sull’argomento più o meno come lo zulù medio per la psichiatria, o come il boscimane per la fisica nucleare, questi bravi consiglieri municipali che dovrebbero occuparsi di far riparare le buche stradali, sembravano gli avventori di un’osteria sui Navigli. “Netanyahu merita la sbarra esattamente come Putin”, diceva uno del Pd, tale Alessandro Corti, una di quelle tante brave persone che si danno convegno all’ora del Campari: “Israele è un governo di nazisti”. Bum!

 

Ora, ciò che ci colpisce non è tanto l’iperbole (per così dire), o la bestialità (per meglio dire), ma è questo strano surrogato provinciale della politica estera che subito ci rimanda alla stordente e diffusa sensazione che nessuno ormai faccia più il suo mestiere e che si metta invece a fare quello degli altri. O meglio, a non farne nessuno. Stamattina, per dire, c’è lo sciopero nazionale dei servizi pubblici. Giovedì gnocchi e venerdì sciopero, dirà il nostro caro lettore residente a Roma, visto che nella capitale  c’è uno sciopero praticamente ogni ultimo venerdì del mese. E contro cosa sciopereranno mai i conduttori della metropolitana e gli autisti dell’autobus? Scioperano contro l’invio delle armi in Ucraina, ovviamente. Nonché più in generale contro la guerra, per la pace tra i popoli. Insomma, proprio come il VII municipio di Milano, anche gli autisti dell’Atac fanno politica estera. Pure loro. Tutti sono molto preoccupati per le sorti del mondo, a quanto pare. Tutti vogliono intervenire. Il che ci riporta a quelle ironiche pagine di Vitaliano Brancati nelle quali lo scrittore raccontava che, ai suoi tempi, il comune di Catania s’era impegnato in un ordine del giorno intitolato “Dove va la Cina”. Dove andava Catania interessava un po’ meno. E difatti lo strapaese anziché guidare gli autobus, sciopera per le armi di Kyiv. E anziché occuparsi della nettezza urbana del VII municipio di Milano, discute di Hamas e di Israele. Un altro po’ di questo impegno in politica estera e dovremo chiamare i Caschi blu dell’Onu. Ma qui da noi.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.