terrorismo e islam

Un altro professore in Francia ucciso al grido di “Allahu Akbar”. La scuola nel mirino

Giulio Meotti

Un insegnante è rimasto vittima di un attentato compiuto da un ragazzo ceceno nel liceo Gambetta-Carnot di Arras. La sua colpa era quella di aver mostrato alcune vignette di Charlie Hebdo

Samuel Paty si copriva con il cappuccio non appena lasciava la scuola. Aveva anche un martello nello zaino, da quando aveva iniziato a ricevere minacce di morte per aver mostrato le vignette di Charlie Hebdo durante un corso sulla libertà di espressione nella sua scuola di Conflans-Sainte-Honorine. 
Come nel caso di Paty, ucciso da Abdoullakh Anzorov,  ceceno che la Francia aveva accolto e che voleva “vendicare il Profeta”, oggi un ventenne ceceno, Mohammed Mogouchkov, è entrato nel liceo Gambetta-Carnot di Arras, nel nord della Francia, per uccidere un professore al grido di “Allahu akbar” e ferire gravemente altre due persone. Mogouchkov era schedato e sottoposto a monitoraggio. Emmanuel Macron si è recato subito ad Arras. Il 19 settembre il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha lanciato l’allarme, parlando di “rischio di  nuovo Bataclan”. Nelle ultime ore, numerosi parlamentari francesi sono stati messi sotto scorta e le scuole ebraiche di molte città chiuse per paura  dopo il 7 ottobre israeliano. Chiudono le scuole ebraiche anche a Londra (qui mille poliziotti sono stati dislocati a protezione dei siti ebraici) e in Olanda. 

Intanto la scuola in Francia resta uno degli obiettivi degli islamisti. L’Istituto Ifop ha un dato: un insegnante su cinque si è trovato a fronteggiare un’aggressione islamista. Dato che sale al 39 per cento nelle “rep”, le periferie, dove un terzo degli insegnanti dichiara di aver già subìto un attacco fisico. Per evitare possibili incidenti, un docente su due si autocensura. Basta leggere “Ces petits renoncements qui tuent”, il saggio uscito da Plon scritto da un professore sotto anonimato “per non fare la fine di  Paty” assieme alla giornalista Carine Azzopardi, che ha perso il compagno al Bataclan. “I Fratelli musulmani fanno proselitismo. Risultato? Da dieci anni la scuola è diventata permeabile a questa febbre. Piccoli segnali che, sommati tra loro, rivelano un clima preoccupante. La madre che si rifiuta di lasciare che la figlia si tolga i guanti. O i ragazzi che, dopo aver letto un testo di Condorcet, dicono: ‘L’educazione non è per le ragazze!’. O la studentessa che, dopo aver visto un servizio sui matrimoni forzati, dice che ‘le donne sono sulla Terra per obbedire agli uomini’. Un giorno ho distribuito in classe un testo di Kant. La settimana dopo, uno studente è tornato brandendo il Corano”. “Chi semina vento raccoglie tempesta”, dice più di un inutile idiota di Hamas in queste ore. Con la paura e il terrore, l’islamismo raccoglie intanto ciò che ha seminato. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.