Francia

Il silenzio di Mélenchon su Hamas rischia di mettere fine alla coalizione delle sinistre

Mauro Zanon

La France insoumise ha un problema con l'antisemitismo e il suo leader non condanna Hamas. Ora la Nupes è a rischio e l'opposizione chiede che il partito sia perseguitato per apologia del terrorismo

Quando l’ex primo ministro francese, Manuel Valls, disse nel 2017 che una certa gauche giacobina aveva delle frequentazioni antisemite, Jean-Luc Mélenchon, leader de La France insoumise (Lfi), e i suoi compagni di partito, lo accusarono di essere un infiltrato della destra nel campo socialista, un sabotatore dell’unione delle sinistre. Ma l’ex capo del governo francese aveva soltanto messo in luce prima degli altri una realtà che in questi giorni, dopo l’offensiva terroristica di Hamas contro Israele, è sotto gli occhi di tutti: La France insoumise ha un problema con l’antisemitismo. La mancata condanna di Hamas come gruppo terroristico da parte della formazione di Mélenchon non conferma soltanto il pensiero sulfureo della France insoumise, ma rischia anche di mettere fine alla Nupes, la coalizione delle sinistre (socialista, comunista, ecologista) all’Assemblea nazionale.

 

 

“La Nupes è appesa a un filo”, ha titolato ieri il Parisien, raccontando il terremoto tra i banchi della Camera bassa francese in seguito al comunicato di sabato sfornato da Lfi, dove quest’ultima relativizzava quanto accaduto in Israele, usando una terminologia ambigua e lasciando intendere che gli israeliani se la sono cercata. Il gruppo socialista all’Assemblea nazionale ha annunciato ieri la “sospensione” della sua partecipazione alle prossime riunioni dell’intergruppo Nupes. Il tutto mentre Mathilde Panot, scudiera di Mélenchon e capogruppo dei deputati Insoumis, si rifiutava nuovamente di qualificare Hamas come un’organizzazione terroristica: “E’ il braccio armato (di Hamas, ndr) che è oggi responsabile dei crimini di guerra”. Olivier Faure, segretario del Partito socialista, ha giudicato “inaccettabile” l’ambiguità della France insoumise: “Hamas è un’organizzazione terroristica, non l’esercito regolare della Palestina”. Seguito da Jérôme Guedj, deputato socialista: “Non nominando Hamas come gruppo terroristico, ma come forza armata che commette crimini di guerra, Lfi legittima Hamas e le sue modalità d’azione”. Con la sospensione della sua partecipazione alle riunioni della Nupes, il Partito socialista vuole far passare questo messaggio: c’è una linea rossa che non può essere oltrepassata e la France insoumise, oltrepassandola, sta mandando all’aria un progetto di unione che era stato costruito con tanta fatica.

 

I mélenchonisti sono isolati nella Nupes: socialisti, ecologisti e comunisti hanno condannato fin da subito Hamas come associazione terroristica, schierandosi dalla parte di Israele. “Si mettono nella merda da soli perché non fanno mai un passo indietro, non si scusano mai”, ha attaccato un dirigente Ps sul Parisien, riferendosi ai mélenchonisti. “E’ un errore, è disonorevole, è grave”, ha aggiunto un deputato ecologista. Va detto che all’interno di Lfi c’è anche chi, come Alexis Corbière, rappresentante dell’ala più moderata, ha preso le distanze dall’ambiguità del lider maximo del partito. Ma la linea maggioritaria è sfacciatamente anti israeliana. “La loro incapacità di condannare apertamente l’attacco di Hamas, un gruppo terroristico, è un accecamento che confina con la complicità”, ha commentato Anne-Sophie Sebban-Bécache, direttrice dell’American Jewish Committee (Ajc) di Parigi. Secondo quest’ultima, la posizione del partito di Mélenchon si iscrive “sulla scia di ciò che si è visto negli ultimi mesi” all’Assemblea nazionale, “con deputati che affermano che sostenendo la Palestina si sostiene il boicottaggio di Israele”.

 

Il riferimento della direttrice dell’Ajc a Parigi è alla risoluzione appoggiata dai mélenchonisti a maggio che condannava il “regime di apartheid” che Israele avrebbe imposto ai danni dei palestinesi, chiedendo il boicottaggio dello stato ebraico. “C’è una critica molto virulenta della colonizzazione e dello stato di Israele da parte dei deputati Insoumis”, ha sottolineato Thomas Maineult, storico francese esperto di sinistra e di medio oriente. Che Mélenchon fosse un infrequentabile, tuttavia, non si scopre certo ora. È sempre stato tenero con Vladimir Putin, anche dopo l’invasione dell’Ucraina, non perde mai occasione per criticare gli Stati Uniti e manifestare la sua simpatia per la Russia, milita per il non allineamento della Francia all’Alleanza atlantica e nel suo programma da candidato all’Eliseo nel 2017 aveva promesso di far entrare il suo paese nell’Alleanza bolivariana di Maduro. Per il deputato franco-israeliano Meyer Habib Mélenchon e il suo partito dovrebbero essere perseguiti per apologia di terrorismo.