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editoriali

Nell'università Usa non c'è free speech, ma si difende chi attacca Israele

Nella cattedrale woke si può parlare liberamente di poche cose: accusare lo stato ebraico delle atrocità di Hamas rientra tra queste

L’attacco più forte lo ha lanciato Larry Summers, celebre economista già ministro del Tesoro di Clinton: “In quasi 50 anni di affiliazione ad Harvard, non sono mai stato così disilluso e alienato come oggi”, ha scritto su X. “Il silenzio del vertice di Harvard, unito a una dichiarazione esplicita e ampiamente diffusa da parte di gruppi studenteschi che incolpavano esclusivamente Israele, ha permesso ad Harvard di apparire, nella migliore delle ipotesi, neutrale nei confronti degli atti di terrorismo contro lo stato ebraico di Israele”.

Summers, che fa un confronto con le nette prese di posizione dell’università dopo la morte di George Floyd e dopo l’invasione russa dell’Ucraina, ce l’ha con l’imbarazzo della sua università dopo la pubblicazione, subito dopo l’attacco terroristico di Hamas, di un comunicato con cui 33 organizzazioni studentesche “ritengono il regime israeliano interamente responsabile di tutte le violenze in corso”. Con un certo ritardo, il board di Harvard ha pubblicato un imbarazzato messaggio di cordoglio che ha poi necessitato, il giorno successivo, di un ulteriore comunicato della rettrice Claudine Gay di condanna delle “atrocità terroristiche perpetrate da Hamas” e di presa di distanza dai gruppi studenteschi filo palestinesi: “Non parlano a nome dell’Università di Harvard”.

La questione non sarebbe poi così rilevante se i campus americani fossero il regno del free speech, come sancisce il primo emendamento della Costituzione, dove si confrontano liberamente tutte le opinioni, anche le più estreme. Invece è il contrario. Proprio pochi giorni fa la Foundation for Individual Rights and Expression (Fire) ha pubblicato il College Free Speech Rankings e Harvard è risultata ultima in classifica su 248 università censite, con zero punti, per l’opprimente clima che rende difficile parlare di argomenti controversi sanzionati come discriminatori, razzisti o maschilisti. Insomma, nella cattedrale woke si può parlare liberamente di poche cose: accusare Israele delle atrocità di Hamas rientra tra queste.

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