Lungo ruscelli d'altri mondi nascono fiori che non ho

Maurizio Crippa

La sciagura aggiuntiva del non poter dire addio e i gesti che provano a restituire umanità, affetto, forse persino un po’ di pace per i nostri morti

“Tutti morimmo a stento / ingoiando l’ultima voce”. Non impiccati, come nella ballata di François Villon riscritta da De Andrè. Ma quel soffocare è il pensiero che più ci devasta, di tutti i nostri morti. E assieme a quello, le bare di legno ormai allineate nei saloni, nei capannoni, nelle chiese di cimiteri dove non si può entrare per l’ultimo saluto. Per accompagnare. Non lo avremmo pensato mai che sarebbe arrivata una sciagura aggiuntiva così, quella di non poter dire addio, e le preghiere a distanza. Ed è una delle cose che più ci rimarrà nella mente, nell’anima, dopo.

 

E assieme a questo struggimento impensabile ci resteranno però i gesti che provano a restituire umanità, affetto, forse persino un po’ di pace per i nostri morti. Sono i sindaci di certi paesi che accompagnano da soli i defunti nei cimiteri. Sono certi comuni che hanno trovato il modo di fare arrivare dei fiori. Sono quel fiorista della Bretagna che aveva centinaia di piante in magazzino e ha deciso di portarle lui, dove i parenti non potevano arrivare. Sono i sacerdoti che danno la benedizione, in cerimonie che non lo sono per mancanza di tempo, una preghiera e un gesto senza l’accompagnamento del lutto e del pianto. Sono i vescovi delle diocesi che hanno deciso di andare nei cimiteri che sono chiusi, per pregare come ha già fatto il Papa a Santa Marta. Che si creda o no. Ma tutti, tutti hanno riscoperto la nostalgia, cioè la mancanza, di un mondo diverso in cui un fiore a chi è morto lo si può portare. “Gli arcobaleni d’altri mondi / hanno colori che non so. / Lungo i ruscelli d’altri mondi / nascono fiori che non ho”.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"