L'invidia dell'adipe

Maurizio Crippa

Di Maio finto magro in Sardegna. Salvini che innaffia in mutanda verdolina di tragica aderenza

Tante grazie a Vittorio Sgarbi che ha pittato da par suo Tomaso Montanari, apostrofandolo di “critico adiposo”. Meglio di un Guido Reni, ma parce sepulto. L’attualità politica è carne viva, anzi ciccia furiosa, e di quello tocca occuparsi in questa fase della vita nazionale in cui la mutanda, che un tempo sventolava fiera come simbolo di appartenenza politica e persino di disponibilità correntizia, ma in ogni caso sincera e dignitosa, è tornata sul palcoscenico dell’esibizione. Ma in modo osceno, narcisista, straccione. Insomma dopo i platonici dialoghi di Conte, che pareva più in mutande del suo dirimpettaio, toccano le foto di Giggino il pauperista che si sottrae alla canicola in Sardegna, esibendo alla photo opportunity la braghetta blu, ma soprattutto un adipe da finto magro, che ha francamente deluso molti e molte. E poi le nuove (lui è un habitué) di Salvini che innaffia in mutanda verdolina di tragica aderenza: ma anche qui l’elemento scultoreo della postura si perde, annegato nell’adipe. E niente, mica sono la tartaruga di CR7, io, per poter parlare. Ma del senso politico sì, possiamo parlare. Ed è qui: sarà anche vero che tutto questo esibirsi in mutande dovrebbe produrre – si suppone, almeno – un’adorazione per la forza maschio e genuina della politica, e persino invidia per una perentorietà che le élite d’antan non avevano. Ma se questo è lo scopo, davvero è un buco nell’acqua. Messi in mutande, sono peggio di quel che appaiono da vestiti. Con un che di sordido, più che flaccido. No, l’invidia (politica) dell’adipe non ci avrà.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"