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Giarrusso en travesti

Maurizio Crippa

La campagna elettorale con il vecchio costume di scena non è piaciuta agli ex colleghi delle Iene. Anche i programmi ad alta trucidità hanno una dignità

La politica en travesti è l’ultima moda, si sa, una pagliacciata da fare sembrare noiose cariatidi pure i nani e le ballerine d’antan, ed è colpa di Matteo Salvini, si sa anche questo. E’ lui che ha inaugurato la tendenza da avanspettacolo di presentarsi a ogni occasione in travestimento diverso: divise da poliziotto e felpe da protettore civile, elmi da pompiere e canotte da popolano à la plage. Roba un po’ triste, Fregoli era un’altra cosa (e anche il Presidente operaio, a dire il vero). Travestirsi per sembrare più credibili è un antico vizio. Ma quel che sta combinando Dino Giarrusso, direttamente dal cast degli Incredibili, è per l’appunto poco credibile. Il personaggio s’è fatto una carriera televisiva come iena di Mediaset, spiccando nel genere giustizialista-truculento e spesso anche fake: tipo Fausto Brizzi, con decenza parlando. Poi ha sfruttato, travasandola come olio già fritto da una padella all’altra, la divisa da ienista per buttarsi in politica: indovinate con chi? Massì, con i cinque sberle. Travestendosi da Giustiziere del popolo, che tempo fa tirava molto. Adesso, siccome forse ha visto che il tempo è cambiato, e travestirsi da Dibba della manetta funziona di meno, ha deciso di fare campagna elettorale con il vecchio costume di scena: non si presenta in giro come grillino, ma nerovestito come ai tempi delle “Iene”. Solo che anche i programmi ad alta trucidità hanno una dignità, e i contrattualizzati Mediaset si sono incazzati: “Dino Giarrusso si fa campagna con vestito e soprannome ‘Iena’. Noi delle Iene non c’entriamo nulla. Con i migliori auguri, Dino rimetti la divisa nell’armadio!”. Oppure torna all’avanspettacolo, che è meglio.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"