foto LaPresse

Charlize e Magritte

Maurizio Crippa

L'attrice ha detto che suo figlio Jackson, nove anni, in realtà è una figlia

Molti anni fa, quando non sapevamo ancora chi fosse e come si chiamasse (funzione nominativa del linguaggio), Charlize Theron fu per tutti un bel culo. Oggi l’espressione sarebbe considerata sessista e offensiva, ma in questo caso è soltanto un esempio per spiegare un metodo di conoscenza dei fatti, vedere e nominare: “Questo è un culo” (funzione denotativa, o accusativa, del linguaggio). Ora conosciamo Charlize Theron come una diva, un poco tormentata, del cinema. Ha detto che suo figlio Jackson, nove anni, in realtà è una figlia: “Sì, anch’io pensavo fosse un bambino. Fino a quando non mi ha guardato quando aveva tre anni e mi ha detto: ‘Io non sono un ragazzo’”. Se siano felici, non è l’argomento di queste righe. Non ci riguarda. Ma interessa il caso, che farà scuola, di una persona che ha deciso di non avvalersi della funzione denotativa (vedere e nominare) per passare alla funzione surrealista del linguaggio: “Ceci n’est pas une pipe”. Come Magritte, ha avuto una folgorazione surrealista. Se sia la cultura (o il suo surrogato un tanto al chilo, la psiche) e non la natura a decidere del genere sessuale, è un tema affascinante, un poco noioso, che da fan di Magritte vorrei lasciare sospeso nell’aria, come nei suoi famosi notturni in controluce. Ma resta la domanda: per i primi tre anni, che cosa ha visto (nominato) Charlize Theron? E siccome sono soprattutto un fan di Roman Jakobson, preferisco attenermi alla funzione referenziale del linguaggio, o deissi: “Questa è una pipa, e questo è un pisello”. E un bel culo resta un bel culo.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"