Maurizio Crozza ospite a Sanremo 2017, prima serata (foto LaPresse)

Più Cairo che Crozza

Maurizio Crippa

Da Floris, il satirista unico delle coscienze era uno spasso. Ma ogni volta che va nell’aziendona mainstream perde i suoi punti cardinali

Che Salvini abbia tuittato “non so a voi ma a me #Crozza non fa più ridere”, si può anche capire. Il gran Todorov la catalogherebbe come la versione sovranista dell’infantile “non mi hai fatto male, faccia di maiale”. Il problema di Crozza a Sanremo, che non ha fatto ridere manco Bloody Mary (fa fede il tuìt istantaneo di Massimo Scaglioni, @MaScaglioni, numerologo televisivo domenicale del Corriere: “4 canzoni orrende e 1 Crozza spento: non propriamente un grande inizio”) è più serio. Ce la ricordiamo, l’altra volta all’Ariston del principe dei comici: s’impappinò, lo sfancularono, fece ridere meno di Padoan sulla manovra. Ipotizziamo una chiave ermeneutica, probabilmente giusta: e se Crozza facesse ridere soltanto quando lavora per Urbano Cairo? Da Floris, il satirista unico delle coscienze era uno spasso trionfale. Ma ogni volta che va nell’aziendona mainstream perde i suoi punti cardinali, e la satira è tutta una questione di contesto. Qui il contesto è il Festival del Nazareno. Chi poteva perculare? Salvini?

Batticuore per Diletta Leotta, l’allitterazione-apparizione delle meraviglie. Ha fatto benissimo a non parlare dello sciopero di Sky: è Sanremo, mica il concertone del Primo Maggio. Sì, sembrava vestita per il Moulin Rouge, ma che importa? Siamo al Festival per innamorarci.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"