Daniel Day-Lewis con l'Oscar come miglior attore, accanto a Meryl Streep durante l'85ma Academy Awards a Hollywood (foto LaPresse)

Ecco i supercandidati, da vedere prima degli Oscar

Mariarosa Mancuso

Chi c’è e chi è già stato fatto fuori alle nomination. Per chi batte il nostro cuore. Se rivince Streep, è molestia

James Franco è fuori dalle candidature perché ha vinto il Golden Globe e nella notte sono scattate le accuse di molestie. Kevin Spacey è fuori per far posto a Christopher Plummer, candidato come attore non protagonista per il film “Tutti i soldi del mondo”. Deadline ha calcolato che le accuse mosse all’attore hanno inciso pesantemente nei bilanci Netflix, Ridley Scott non ha reso nota la cifra stanziata per estirpare le scene incriminate e rigirarle.

     

Ma chi ha fatto fuori Steven Spielberg? E chi ha fatto fuori Tom Hanks? “The Post” – nelle sale italiane dal primo febbraio, racconta la pubblicazione dei Pentagon Papers sul Washington Post – compare tra i nove candidati al miglior film. Ma né il regista né l’attore hanno una loro candidatura. Del gruppo è rimasta in piedi solo Meryl Streep - e non dite che è la solita raccomandata, non sta bene.

    


Tutto quello che c'è da sapere sulle nomination agli Oscar


  

Si capisce bene invece chi ha fatto fuori “The Florida Project” di Sean Baker: i giurati che sono andati a letto presto invece di vedere il film diretto da un giovanotto che il film precedente lo aveva girato usando l’iPhone (“Tangerine” era il titolo). Meritava una nomination per sceneggiatura originale – molto più di “The Big Sick”, love story ospedaliera che indugia più del dovuto su tutto. Meritava la nomination per il film, per il regista e per l’attrice bambina Brooklynn Prince, ne ha avuta una per Willem Dafoe non protagonista.

        

Meglio di niente. In fondo è già un miracolo se tra i migliori film, i migliori registi, i migliori attori, le migliori sceneggiature originali troviamo “Scappa - Get Out” di Jordan Peele, con Daniel Kaluuya. Film dell’orrore, ma come si facevano una volta. Quando Don Siegel girava “L’invasione degli ultracorpi» - extraterrestri che prendono il nostro posto, dopo essere cresciuti dentro i baccelli - e metteva in guardia dal pericolo rosso. Qui il pericolo è bianco, tanto vale dirlo subito. Se ne accorge un ragazzo nero in visita ai genitori, molto perbene nonché elettori di Obama, della fidanzata dalla pelle candida. In testa a tutti, per numero di candidature, “La forma dell’acqua” del messicano Guillermo del Toro. Candidata anche l’attrice Sally Hawkins (finalmente protagonista, dopo anni da caratterista). Dovrà vedersela con Frances McDormand, candidata con il film “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”. Tra loro – vale a dire, il film e le attrici e il regista e le sceneggiature originali – si divide il nostro cuore, da quando li abbiamo visti alla Mostra di Venezia. Tra gli scomparsi, va segnalato il regista Martin McDonagh: se esiste un film in cui copione e regia sono inscindibili, questo è “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (già in sala, mentre “La forma dell’acqua” uscirà il 14 febbraio).

       

Organizzandosi, c’è tempo per vedere i supercandidati prima del 4 marzo, quando verranno assegnate le statuette. Se poi avete visto quest’estate “Dunkirk” di Christopher Nolan non c’è da farsi illusioni sullo stato dell’arte: il cinema sta benissimo (fuori dall’Italia, s’intende). Hanno perfino candidato una regista, dieci anni dopo i due Oscar vinti da Kathryn Bigelow con “The Hurt Locker”. La miracolata si chiama Greta Gerwig, attrice nel bellissimo “Frances Ha” di Noah Baumbach. Lì aveva collaborato alla sceneggiatura, qui fa tutto da sola, offrendo la parte - molto autobiografica – di “Lady Bird” a Saoirse Ronan. Nel gruppo, anche Margot Robbie pattinatrice cattiva e proletaria in “I, Tonya”. Manca Jessica Chastain per “Molly’s Game”, scritto e diretto da Aaron Sorkin. Se vince ancora Meryl Streep, bisognerà accusarla di molestie.

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