l'incontro

Il Papa ci ricasca e a Mosca si festeggia

Di certo, Sevastyanov non aiuta la missione del cardinale Zuppi, chiamato a districarsi tra la scaltrezza russa e l'ira ucraina. E non aiuta neppure il lavoro sotterraneo e paziente della Segreteria di stato

Matteo Matzuzzi

Francesco ha ricevuto l’amico russo Leonid Sevastyanov, che tornato in patria ha fatto sapere: “E’ contento perché sempre più paesi sono contrari a dare armi all’Ucraina”. L'unico risultato del colloquio, non smentito, è quello di alimentare il chiacchiericcio

L’agenzia statale russa Ria Novosti ha fatto sapere che lunedì pomeriggio Leonid Sevastyanov, presidente dell’Unione mondiale dei vecchi credenti, ha incontrato privatamente il Papa. Secondo quanto riportato da Ria Novosti, “Papa Francesco ritiene che sempre più paesi occidentali riconoscono l’inutilità di fornire armi all’Ucraina e di continuare il conflitto ucraino, cosa che gli ispira ottimismo e gli dà speranza per i negoziati di pace”. Aggiunge direttamente Sevastyanov che “abbiamo discusso del piano di pace tra Ucraina e Russia. Il Papa è dell’opinione che non può esserci vittoria sul campo di battaglia. Qualsiasi vittoria deve essere al tavolo delle trattative, deve essere sviluppato un algoritmo adatto a tutte le parti oggi in conflitto”. Non solo: Francesco avrebbe anche invitato Mosca a non rompere i legami con l’occidente e si sarebbe scagliato contro le sanzioni economiche. Infine, “il Papa ha inviato i suoi saluti alla Russia e la sua benedizione. Inoltre ha confermato che la Russia è un grande paese, il popolo russo, la lingua e la cultura sono grandi. Il Papa ha detto che onora la cultura russa non meno di quella spagnola. Secondo lui, la cultura russa ha dato al mondo una enorme ricchezza di scrittori, teologi e santi. Lui prega per il popolo russo e vuole che trovi l’opportunità di concludere una pace giusta a lungo termine”.

 

Ad Askanews, Sevastyanov ha confermato tutto: nelle due ore di colloquio (“Dalle 15 alle 17”), gli argomenti toccati sono stati diversi, ma gran parte del tempo è stata dedicata alla crisi ucraina. “Il problema è che molti vorrebbero vedere il Papa come Winston Churchill, ma lui vuole solo seguire il Vangelo: per lui è solo il messaggio di Gesù che conta. Il Papa non giudica nessuno ma cerca di risolvere i problemi e per lui la cosa importante è che la Russia, l’America, l’Ucraina e l’Europa siano parte dello stesso mondo”, ha spiegato Sevastyanov, ribadendo che per Francesco “sono sbagliate le forniture di armi all’Ucraina”. Il Pontefice avrebbe anche detto che la sua visione è “la stessa di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI: serve una pace giusta per tutti e che bisogna iniziare i negoziati, altrimenti la guerra non finirà mai”. Solo qualche giorno fa era dovuto intervenire il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, per precisare meglio cosa il Papa intendesse quando – nella solita intervista a braccio in aereo, tornando da Marsiglia – aveva parlato di armi a Kyiv: “Il Papa non prende posizione sulla questione se i paesi debbano continuare a inviare armi all’Ucraina o smettere di inviarle. Il Papa ha detto che chi commercia armi non paga mai le conseguenze delle sue scelte, ma lascia che paghino  le persone, ad esempio, gli ucraini che muoiono martiri”, proseguiva Bruni. Poi, le rivelazioni di Sevastyanov, che è un habitué di Santa Marta, dal momento che gli incontri con Francesco sono stati diversi nel corso degli anni.

 

E’ un gioco pericoloso, dato anche il problematico rapporto con l’Ucraina e con le diverse chiese che vi operano (non solo la greco-cattolica, ma anche quella latina, come ha fatto intendere un paio di settimane fa il vescovo latino, mons. Vitaliy Krivitskiy): il Papa ha detto veramente quanto riporta l’amico russo? Francesco ha ribadito quanto già affermato a San Pietroburgo a fine agosto, creando un caso diplomatico che vide lo stesso Papa fare una parziale retromarcia? Sono state da lui pronunciate le parole circa l’inutilità di continuare ad armare l’aggredito? La Segreteria di stato non ha commentato, la Sala stampa neppure. Dopotutto, l’incontro con il presidente dell’Unione mondiale dei vecchi credenti non compariva sul bollettino delle udienze. Né una conferma né una smentita, come si usa quando il Papa incontra privatamente vecchi amici o conoscenti. Il problema però è che qui c’è di mezzo una guerra con tutte le sue ricadute politiche: il Papa può non aver detto quanto Sevastyanov riporta – e non sarebbe la prima volta che l’interlocutore russo “comprende male” le parole del vescovo di Roma, visto che da tempo si fa forte in patria del legame con Francesco per strumentalizzarne parole e posizioni. Il punto è quanto tali colloqui pomeridiani nel soggiorno di Santa Marta facciano bene alla causa della pace. Al momento, l’unico risultato è quello di alimentare il chiacchiericcio e il fiorire di supposizioni su quel che il Papa ha o non ha detto. Rafforzando l’alone di ambiguità che fin dal febbraio del 2022 caratterizza la posizione vaticana. Di certo, Sevastyanov non aiuta la missione del cardinale Zuppi, chiamato a districarsi tra la scaltrezza russa e l’ira ucraina. E non aiuta neppure il lavoro sotterraneo e paziente della Segreteria di stato mai come ora confinata in un angolino a guardare e aspettare. Lo scorso giugno, Leonid Sevastyanov aveva detto di lavorare a un nuovo incontro fra il Papa e Kirill da tenersi a Mosca. Ipotesi che non ha avuto alcun seguito e che difficilmente sarebbe stata accettata dall’ala più intransingente e nazionalista del Patriarcato.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.