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Tra libertà e religione, un abisso

L’America è divisa tra cattolici integralisti e miscredenti

Questo articolo è stato tradotto sulla pagina de "Un Foglio internazionale", un inserto curato da Giulio Meotti. 


 

"Quando Alexis de Tocqueville si recò in America nel 1830 rimase colpito dalle differenze con la Francia”, scrive Matthew Schmitz sul Catholic Herald. “Nel suo paese i paladini della religione e i paladini della libertà si trovavano su sponde opposte. I filosofi sbeffeggiavano la fede e i cattolici erano contrari alla libertà. In America invece Tocqueville scoprì l’unione tra ‘due elementi distinti che spesso sono in guerra tra di loro’, ovvero ‘lo spirito della religione e lo spirito della libertà’. Dubito che direbbe lo stesso al giorno d’oggi. La scorsa settimana la Cnn ha chiesto al candidato democratico alle primarie Beto O’Rourke se fosse giusto revocare l’esenzione fiscale alle istituzioni religiose che si rifiutano di sostenere i matrimoni gay. O’Rourke ha risposto di sì spiegando che non ci può essere ‘nessuna ricompensa e nessuno sgravio fiscale per un’istituzione che nega i diritti umani e i pieni diritti civili di ognuno di noi’. La maggior parte dei commentatori liberal ha condiviso i commenti del candidato. Secondo Dylan Matthews di Vox, Beto ha solamente portato alcune tesi progressiste alla loro logica conclusione, ovvero che proteggere la libertà significa limitare la religione. Le tesi ecumeniche sono già state escluse dagli ambienti liberal.

 

Tuttavia, qualcosa di simile sta avvenendo anche a destra. Gli intellettuali conservatori sostengono che il liberalismo ha fallito. E il Partito repubblicano ha smesso di credere nei valori liberali. Donald Trump ha menzionato la parola ‘libertà’ solo una volta nel discorso tenuto alla convenzione nazionale dei repubblicani nel 2016. Un brusco allontanamento dalla retorica di Bush e Romney. Molti americani oggi vedono la ‘libertà religiosa’ come un ossimoro. Credono nella libertà dalla religione, ma non nella libertà per la religione. Questa tesi è molto diffusa nel mondo accademico, tanto che molti libri negli ultimi anni hanno contestato l’idea della libertà religiosa. Questi dubbi riflettono una crisi nella società americana – di cui Tocqueville aveva intravisto i segni. Il filosofo francese credeva che la cultura unica dell’America fosse un retaggio dei puritani, che avevano lasciato l’Europa in nome della libertà religiosa e avevano fornito la disciplina necessaria a sostenere una società libera. Tocqueville credeva che i cattolici americani del Diciannovesimo secolo avessero ereditato la tradizione puritana, ma temeva che i cattolici europei non si sarebbero mai sentiti a loro agio nella società del futuro. Era convinto che i membri della società democratica, stanchi del compromesso, si sarebbero aggrappati a un cristianesimo dogmatico oppure avrebbero respinto la fede cristiana nel suo insieme. “I nostri discendenti tendono a dividersi in due parti, alcuni abbandonano il cristianesimo, altri entrano nella chiesa romana”, scriveva Tocqueville che, col senno del poi, ha sostanzialmente avuto ragione. Il cristiano medio sta scomparendo in America. Molti cittadini non credono più nella chiesa, e i protestanti si sono liberalizzati del tutto oppure collaborano con la chiesa cattolica. Il paese è sempre più diviso tra cattolici e miscredenti”. 


 

Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre sul Catholic Herald