Papa Francesco con un rappresentante della comunità indigena dell'Amazzonia (foto LaPresse)

Nessun compromesso, al Sinodo trionfano i riformatori

Matteo Matzuzzi

Via libera ai preti sposati, apertura sulle diaconesse. Il Papa cita Greta e si prepara a scrivere l'esortazione apostolica che ufficializzerà i cambiamenti

Roma. Nessun compromesso, il Sinodo per l’Amazzonia si è concluso con la vittoria nettissima dei suoi promotori. Ancor prima che il documento finale fosse reso pubblico con annesse le tabelle delle votazioni paragrafo per paragrafo, il vescovo Erwin Kräutler, uno dei più strenui sostenitori della riforma – preti sposati e diaconesse – esultava davanti ai giornalisti, spiegando che tutto era andato come doveva andare. In effetti, basta leggere il testo per comprendere che la svolta è compiuta.

 

Il paragrafo 111, quello che ha ottenuto più voti contrari (41 non placet,  128 placet) propone di “stabilire criteri e disposizioni da parte dell’autorità competente, per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile”. Il compito di questi individui consisterebbe nel “sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parabola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica”. Ma c’è di più, perché “alcuni si sono pronunciati per un approccio universale al tema”. Che è esattamente quanto chiedevano e avevano profetizzato i vescovi tedeschi, quando mesi fa annunciavano che dopo il Sinodo per l’Amazzonia “nulla sarebbe più stato come prima”. Da sottolineare che non si parla di viri probati, cioè di anziani, ma l’accento si sposta sul diaconato permanente. Qualcosa che aveva fatto intuire anche il cardinale Christoph Schönborn nei giorni scorsi.

 

Aperture anche sul fronte femminile: si chiede di individuare un ministero ad hoc per le donne, il “diaconato permanente”. Qui sorgerebbe un problema, visto che il Papa aveva prima creato una commissione ad hoc, che però – per sua stessa amissione – non era riuscita a trovare riscontri sul ruolo e competenze della diaconessa nell’antichità. Dopotutto, aveva aggiunto parlando in udienza alle Superiore generali, “non possiamo andare oltre la Rivelazione e l’esplicitazione dogmatica. Se il Signore non ha voluto il ministero sacramentale per le donne, non va”. Ora invece Francesco apre, si dice pronto a riconvocare la commissione. Nel suo intervento conclusivo, il Pontefice ha anche ricordato “il movimento dei giovani, Greta e gli altri”, lodandone l’impegno in quanto consapevoli “del pericolo ecologico”.

 

Ora il documento finale passerà al vaglio di Francesco, che deciderà il da farsi. L’esortazione apostolica post sinodale è attesa per l’inizio del 2020 ed è probabile che vi saranno poche differenze rispetto a quanto approvato dai padri.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.