Foto LaPresse

Il Papa guarda a oriente, ma con juicio

Redazione

Apertura a Pyongyang e chiusura a Taiwan. In mezzo, sempre la Cina

Che il pontificato di Francesco avesse uno sguardo privilegiato sull’estremo oriente non è una novità. Fin dal 2013, il Papa argentino disse di volersi recare in Asia anche perché “Benedetto XVI non aveva fatto in tempo ad andarci”. Lui ha rimediato alla lacuna, visitando ben cinque paesi del continente più vasto al mondo e con meno cattolici. Un’apertura totale sulla quale restavano però due enormi punti interrogativi: la Cina e la Corea del nord, vale a dire il paese più popoloso del pianeta e quello più inaccessibile.

 

Con Pechino si sono fatti passi avanti sul piano delle nomine episcopali (accordo dello scorso settembre), quanto a Pyongyang è in ballo un viaggio di Francesco nel regno ateo e comunista di Kim Jong-un. Dell’invito s’è fatto latore il presidente sudcoreano Moon Jae-in, ricevuto ieri in Vaticano. Francesco ha usato, come sempre accade quando ha a che fare con governi non proprio votati alla democrazia e alla libertà, estrema prudenza: “Certamente” risponderà a un invito “ufficiale”: non basta cioè la mediazione del presidente sudcoreano, serve qualcosa di più.

 

La questione è complessa, in gioco ci sono valutazioni non solo pastorali ma anche politiche. Andare a Pyongyang prima di mettere piede sul suolo cinese? A quali condizioni, poi, con i pochi cristiani perseguitati e i sacerdoti impossibilitati a varcare il confine? Ci vorrà discernimento, intanto la Santa Sede prende tempo. Quel che invece ha già chiarito – con un inusuale comunicato della Sala stampa – è che “non è allo studio” una visita del Papa a Taiwan, dove era stato invitato domenica dal vicepresidente dell’isola, Chen Chien-jen, giunto a Roma per la canonizzazione di Paolo VI e degli altri beati. Una precisazione che fa comprendere come meglio non si potrebbe quanto la posta in palio sia alta e la situazione delicata: ogni mossa avventata potrebbe mettere a rischio il già di per sé fragile accordo con la Cina e rimescolare le pedine faticosamente sistemate sullo scacchiere orientale.

Di più su questi argomenti: