Apertura anno giudiziario al tribunale di Milano (LaPresse)

Piccola storia paradossale interna alla categoria dei giornalisti

Massimo Bordin

L’Inpgi fa causa a due cronisti. Una vicenda di cui troppo pochi hanno parlato

Piccola storia interna alla categoria dei giornalisti, quindi, per pregiudizio non infondato, a rischio di essere noiosa eppure indicativa di come strutture di tutela della categoria a volte producano, magari per inerzia burocratica, disastrosi paradossi. Il blog di cronaca giudiziaria “GiustiziaMi” è stato più volte utilizzato utilmente da questa rubrica. Gli articoli sono scritti da una collaboratrice dell’Agenzia Italia, Manuela D’Alessandro, e da Frank Cimini, personaggio mitico della cronaca giudiziaria milanese. Per descrivere il soggetto basti ricordare che quando ai tempi di Mani pulite si formò il pool di giornalisti in corrispondenza del pool dei pm, Frank se ne tenne dignitosamente fuori, preservando l’indipendenza del suo lavoro. Cominciò a chiamare Di Pietro “l’eroe in Mercedes” ma non c’era da parte sua alcuna simpatia per gli inquisiti. Politicamente Frank sembra ispirarsi a una sorta di anarco-comunismo, terragno e meridionale, leale ma implacabile. Questo il personaggio. Il blog ha pubblicato circa un migliaio di pezzi, occupandosi principalmente delle inchieste più delicate del palazzo di giustizia di Milano. Mai una querela. Professionisti seri, non arruffoni. La vicenda paradossale sta in una azione civile per la cifra di 75.000 euro intentata ai due dall’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, per un articolo critico a proposito della mancata costituzione di parte civile dell’ente in un processo che trattava di questioni di patrimonio immobiliare. Bastava chiedere la pubblicazione di una precisazione, neanche di una rettifica perché il fatto era comunque opinabile. Una storia di cui troppo pochi hanno parlato. Qui si è cercato di rimediare.