Alfie Evans, il silenzio dell'innocente

Redazione

La vita del piccolo è “inutile”. Un giudice ha deciso di farlo morire

La motivazione ufficiale è sempre la stessa. Lo chiamano “l’interesse superiore del bambino”. Un modo semplice, sterile, per dire in maniera giuridicamente ineccepibile quello che in altro modo desterebbe scandalo: un bambino di 23 mesi morirà. O meglio verrà lasciato morire dopo che un giudice ha deciso che i macchinari che lo tengono in vita devono essere staccati. Il suo nome è Alfie Evans e forse non molti conoscono visto che la sua vicenda ha destato meno clamore di quella, più nota, di Charlie Gard (ci stiamo forse abituando alla morte per sentenza?). Come Charlie anche Alfie è malato. Affetto da una malattia neurodegenerativa che lo porterà comunque alla morte. Per questo i medici dell’ospedale in cui è ricoverato, l’Alder Hey Children di Liverpool, hanno deciso che era meglio smettere di curarlo. I genitori si sono opposti ma alla fine hanno dovuto piegarsi alla decisione del giudice dell’Alta Corte di Londra Anthony Paul Hayden. Che oggi ha deciso la data in cui i macchinari verranno staccati. Nemmeno l’intervento di Papa Francesco, via Twitter pochi giorni fa, è servito a far cambiare idea a chi per motivare la prima sentenza aveva usato proprio le parole del Pontefice sull’accanimento terapeutico, stravolgendole. Per Hayden la vita di Alfie è semplicemente “inutile”. Così inutile che, data e ora in cui i supporti vitali verranno staccati non potranno essere comunicati. Rimarranno segreti per garantirgli la “privacy”. Perché se un bambino muore, se viene fatto morire, è meglio accada nel silenzio.

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