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Sulla Tav non si accettano scugnizzate

Roberto Maroni

Caro Salvini, non mollare, picchia i pugni sul tavolo, e se non basta rompilo quel tavolo e manda a quel paese chi ci vuole mettere fuori dal futuro

In questi primi mesi di vita del governo gialloverde Matteo Salvini e la Lega hanno dovuto ingoiare molti rospi grillini. Parlo di misure che ai leghisti (vecchi e nuovi) e ai loro elettori del nord non sono proprio piaciute. Il cosiddetto decreto dignità, ad esempio, che rende più rigido il mercato del lavoro e più difficile per i nostri ragazzi entrarci in modo regolare. E poi il reddito di cittadinanza (anzi, di “divananza”, copyright Matteo Salvini) che in modo davvero paradossale rende più conveniente starsene a casa sul divano che andare a cercare un lavoro dignitoso. E che verrà dato (così pare) a mafiosi e terroristi, in fila in questi giorni senza pudore. Ma la Tav è il vero grande tabù che nessuna persona di buon senso può accettare. La Tav va fatta. Non è solo una questione di costi (non farla costerebbe molto di più), non c’entra nulla la tutela dell'ambiente, anzi (parliamo di una ferrovia, che ridurrebbe l’inquinamento in valle togliendo traffico dall’autostrada), l’alta velocità, poi, migliora la mobilità da Torino a Trieste. E allora? Il tabù grillino è – appunto – solo un tabù: la Tav non va fatta perché non va fatta. A prescindere, direbbe Totò. Ecco, con tutto il rispetto per il conterraneo di Di Maio, il nord produttivo che guarda avanti non riesce più a sopportare queste scugnizzate prive di buonsenso. Caro Salvini, non mollare, picchia i pugni sul tavolo, e se non basta rompilo quel tavolo e manda a quel paese chi ci vuole mettere fuori dal futuro. Stay tuned.

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