Matteo Salvini in visita ai cantieri italiani della Tav. Foto LaPresse

La giusta battaglia sulla Tav di Salvini non toglie nulla alla pericolosità del Truce

Claudio Cerasa

La normalità non è responsabilità. Perché scommettere su Salvini, e non combatterlo, significa essere complici di un paese che fa passi da gigante per diventare il Venezuela d’Europa

Ok, però lui è diverso. La surreale e irresponsabile battaglia interna al governo sul tema dell’alta velocità ha rimesso al centro della scena un tema che da mesi riaffiora periodicamente nel dibattito pubblico, più o meno come la melma di una marana nei giorni di bassa marea. Il tema è quello della presunta “responsabilità” di Matteo Salvini ed è un tema o quantomeno un interrogativo che il dibattito sulla Torino-Lione ha fatto tornare d’attualità per una ragione molto semplice: di fronte a posizioni fuori dal mondo sull’alta velocità, come quelle del Movimento 5 stelle, chi sceglie di adottare una posizione normale diventa automaticamente responsabile. Ora. Non c’è dubbio che sull’alta velocità la posizione di Salvini, e della Lega, sia quella più responsabile all’interno del governo e non c’è dubbio che non accettare il veto sulla Torino-Lione sia un apprezzabile gesto di non sottomissione alla subcultura della decrescita infelice. Ma scambiare un gesto di normalità per una prova di responsabilità significa forzare la realtà e fare un investimento alla cieca sul futuro dell’Italia. Il tema della presunta responsabilità di Salvini è una scommessa reale che riguarda un pezzo d’Italia che fino a qualche anno fa mai si sarebbe immaginato di sentirsi rappresentato dal leader della Lega.

   

La scommessa però si basa sulla proiezione di una speranza relativa al futuro politico del nostro paese che suona grosso modo così: non esistendo alternative valide in giro per l’Italia a questo governo di matti da legare, non ci resta che sperare che prima o poi la normalità del Salvini privato prenda il sopravvento sul Salvini mediatico. La storia del Salvini privato è una storia che molti di voi avranno ascoltato da qualche amico o da qualche conoscente che ha avuto la possibilità di dialogare lontano dai selfie e dalle telecamere con il Truce e molte persone che hanno incontrato Salvini in questi contesti dicono spesso, con occhi a cuoricino, che in fondo Salvini è uno che ragiona, che Salvini è uno che riflette, che Salvini è uno con cui si può parlare, che Salvini è meno matto di quello che sembra (ormai ci si accontenta di poco). E se a queste persone poi chiedi perché il Salvini privato sia così differente rispetto a quello pubblico la risposta che ti viene offerta è sempre la solita: mannò, non hai capito, lo fa solo per raccogliere i voti, lo fa solo perché deve vincere le elezioni, vedrai che dopo le europee cambierà tutto e che una volta che avrà il consenso diventerà il Salvini vero. Questa storia del Salvini vero, del Salvini che prima o poi cambierà, del Salvini pronto al momento giusto a stupire tutti con una svolta alla Tsipras, mo’ me lo segno, avrebbe detto Massimo Troisi, è una storia a cui stanno credendo in molti in Italia ed è anche la ragione del boom registrato dalla Lega nell’ultimo anno: le politiche fuori dal mondo del M5s impongono di scommettere su un’alternativa e l’unica alternativa forte al M5s presente in questo momento in Italia, e competitiva dal punto di vista elettorale, è oggettivamente la Lega di Salvini. Se non vuoi il M5s vota il Truce. Semplice, no? Il ragionamento in teoria non fa una piega ma è un ragionamento che, alta velocità a parte, si basa su quello che in psicologia si definirebbe un self-fulfilling prophecy: l’augurio cioè che la propria profezia possa magicamente autoavverarsi. La verità che i romantici neo salviniani in cerca di un’alternativa al Movimento 5 stelle non vogliono vedere è questa: la speranza che Salvini possa cambiare ed essere il nuovo leader forte e liberale che il paese aspetta, oh yes, è una speranza basata sul nulla, perché non c’è un solo indizio offerto da Salvini in questa legislatura che possa far pensare che un governo a trazione salviniana possa avere caratteristiche diverse e meno pericolose rispetto a uno a trazione grillina. Non è certo a causa solo del Movimento 5 stelle se l’Italia è diventata un paese inaffidabile, e se il debito pubblico aumenterà a dismisura nei prossimi mesi la responsabilità sarà più della quota cento che del reddito di cittadinanza (“Le precedenti riforme pensionistiche – ha scritto pochi giorni fa il country report della Commissione europea sull’Italia – hanno contribuito a limitare le passività derivanti dall’invecchiamento demografico e a migliorare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche. Tuttavia, è in atto un’inversione di tendenza: la quota della spesa totale destinata alle pensioni di vecchiaia dovrebbe aumentare, principalmente a seguito dell’attuazione del nuovo regime di prepensionamento nel 2019, segnando un passo indietro su alcuni elementi delle passate riforme delle pensioni”). Non è certo a causa solo del Movimento 5 stelle se l’Italia è diventata un paese che ha disincentivato le imprese ad assumere lavoratori (il governo ha inasprito le regole del mercato del lavoro per limitare il ricorso ai contratti a tempo determinato non per volontà esclusiva del M5s ma per volontà decisa della Lega: l’abolizione del Jobs Act era nel programma elettorale della Lega). Non è certo a causa solo del Movimento 5 stelle se l’Italia ha scelto di portare avanti una politica di isolamento all’interno dell’Europa (gli accordi con l’Ungheria di Orbán e l’alleanza con i nazionalismi europei è più opera di Salvini che di Di Maio). Non è certo a causa solo del Movimento 5 stelle se l’Italia ha scelto di diventare un paese vassallo della Russia e della Cina (il sottosegretario allo sviluppo con delega alla sottomissione alla Cina Michele Geraci è stato scelto dalla Lega e ad aver firmato un accordo strategico con il partito di Putin Russia Unita non è stato Di Maio ma è stato Salvini). Non è certo a causa solo del Movimento 5 stelle se l’Italia ha scelto in questi nove mesi di governo di aggredire lo stato di diritto (nessuna protesta della Lega sull’approvazione della riforma del voto di scambio che aumenta a dismisura il potere discrezionale di un giudice di considerare un sospettato colpevole fino a prova contraria e nessuna protesta della Lega sull’approvazione della riforma che estende i tempi della prescrizione). Non è certo a causa solo del Movimento 5 stelle se buona parte degli osservatori internazionali sospetta che l’Italia non abbia del tutto archiviato il proprio sogno di scassare l’Euro (in campagna elettorale l’idea di uscire dall’Euro è stata scritta nero su bianco dalla Lega non dal M5s).

    

Si potrebbe andare ancora oltre e parlare del disinteresse mostrato da Salvini sui temi della sostenibilità del debito pubblico, sui temi del sostegno alle imprese, sui temi dell’attenzione all’eccessivo livello della pressione fiscale, sui temi del rispetto dei diritti umani, sui temi della lotta contro la xenofobia. Ma questa breve carrellata di esempi è sufficiente per provare a lanciare un piccolo appello a tutto quel pezzo di classe dirigente italiana che ha scelto di giocare la carta della profezia che si autoavvera sul salvinismo: non basta una posizione saggia sulla Tav per diventare responsabili. Dire che ci sono poche alternative a Salvini è dire qualcosa di sensato. Ma scommettere su Salvini rinunciando a combattere gli orrori del salvinismo significa essere complici di un paese che giorno dopo giorno fa passi da gigante per avvicinarsi al Venezuela d’Europa. Meglio pensarci prima. Meglio scommettere su qualcosa di nuovo.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.