(foto Ansa)

Bandiera Bianca

Toninelli e la politica delle "emozioni forti"

Antonio Gurrado

L'ex ministro ha accusato il candidato del campo largo in Abruzzo di non aver smosso abbastanza emozioni. Lui invece ci riusciva benissimo, ma non è un complimento

Sarebbe facile sparare sul Toninelli di turno, specie quando si tratta di Toninelli in persona; quello vero, l’originale, che ieri si è rifatto vivo con un video YouTube di fine analisi politica sui risultati delle regionali. Tralascerò molte sottigliezze del suo discorso, prima fra tutte quella secondo cui l’alleanza fra Pd e M5s va bene, ma solo se i candidati sono del M5s, perché quelli del Pd perdono; donde non si capisce, secondo questo novello Mazzarino, cosa debba starci a fare il Pd in quell’alleanza.

Mi concentrerò solo su un dettaglio lasciato disinvoltamente cadere dal Richelieu di Soresina, ovvero che Alessandra Todde in Sardegna ha vinto perché fa emozionare gli elettori, mentre Luciano D’Amico in Abruzzo ha perso perché non fa emozionare nessuno. Ebbene, se funzionasse davvero così, l’emozionante Toninelli dovrebbe proporsi seduta stante come leader della coalizione. Infatti, se l’elettorato va mosso visceralmente, se bisogna fare leva sulle emozioni profonde nell’animo di chi vota, nessuno meglio di lui. Io, ad esempio, quando governavano i Cinque stelle, quando Toninelli era ministro, ero in preda a emozioni fortissime: ero terrorizzato.

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