Andre Ventura, il presidente del partito Chega - foto Ansa

Bandiera Bianca

In Portogallo ha vinto la politica del "basta!". Sì, ma basta che cosa?

Antonio Gurrado

"Chega!" (letteralmente "basta!") trionfa grazie a un semplice escamotage: meno concetti presenti agli elettori, più vinci. Almeno finché qualcuno più furbo non deposita il simbolo della lista "Bho"

Destra o non destra, governo od opposizione, il risultato elettorale di "Chega!" in Portogallo si misura in termini lessicali e concettuali prima ancora che politici. Il considerevole incremento dei voti rispetto alle scorse elezioni non può essere scisso dal messaggio veicolato dal nome stesso del partito, che in italiano significa "Basta!". Basta cosa? "Basta" in generale, "basta" come esclamazione fine a sé stessa, grido di esasperazione, senso di nausea che i numerosi elettori portoghesi (18 per cento) hanno riversato sulla scheda perché non persuasi dell'utilità di specificare e distinguere, argomentare e valutare. "Basta!" e basta. Destra o non destra, governo od opposizione, il successo di "Chega!" indica la strada per chiunque voglia far successo in politica in futuro. Basta (appunto) ricorrere al linguaggio prearticolato, all'urlo e al gorgoglio, al borborigmo o magari direttamente a una muta espressione di atterrimento, di rabbia, di slancio vitale o di contrarietà, a seconda di come la si interpreta. Meno concetti si veicolano, più è probabile che gli elettori approvino. Si preannuncia un trionfo, a breve termine, per il primo abbastanza furbo da depositare il simbolo della lista "Boh".

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