Emmanuelle Seigner (foto LaPresse)

Grazie a Emmanuelle Seigner che ci spiega che il sesso è soprattutto questione di sfumature culturali

Antonio Gurrado

L'attrice, moglie di Roman Polanski, critica il bigotto modello americano. Che non è esportabile in un continente, come l'Europa, che ha goduto del libertinaggio

Ho un nuovo motivo di gratitudine verso Emmanuelle Seigner, oltre a certe scene di “Luna di fiele” e di “Venere in pelliccia” su cui non mi soffermo altrimenti perdo il filo. Nel commentare la polemica fra le sostenitrici del metodo #Metoo e le emule dell’appello di Catherine Deneuve, la Seigner ha dichiarato in conferenza stampa che il bigotto modello americano non è esportabile in Europa, poiché in questo continente abbiamo goduto del libertinaggio: una corrente filosofica che fra Sei e Settecento ha portato avanti parallelamente la libertà di pensiero e la libertà del corpo, gettando le basi della società moderna ai cui diritti ci siamo felicemente abbeverati prima di lasciarci invadere dal puritanesimo d’oltreoceano. A parte che un’attrice che cita Choderlos de Laclos mi sembra più credibile di una che agita pugni o incita alla rivoluzione su Twitter, le parole della Seigner sono importanti perché sanciscono ciò che nessuno ha ricordato in questi mesi di caccia agli streghi (di cui lei sa qualcosa, essendo sposata a Roman Polanski): flirtare o scopare in una nazione libertina è molto diverso dal flirtare o scopare in una nazione puritana, ragion per cui nessun criterio universale potrà valere globalmente per giudicare un qualche atto erotico, perché il sesso fra esseri umani è soprattutto questione di sfumature culturali. Se fosse solo legge naturale, saremmo bestie.