Un'immagine dell'Aula parlamentare britannica durante la seduta che ha approvato i bombardamenti in Iraq (foto AP)

Londra autorizza i bombardamenti in Iraq. Alzato l'allarme terrorismo in Europa

Redazione

Il Parlamento inglese approva la proposta di Cameron. In Siria lo Stato islamico continua ad assediare Kobane. Rischio di attentati negli Stati Uniti e in Francia.

Il Regno Unito si unisce ai bombardamenti in Iraq: il Parlamento britannico ha dato il via libera (annunciato) ai raid aerei proposti dal governo di David Cameron. Sei caccia Tornado della base britannica di Akrotiri, a Cipro, sono già pronti a bombardare le posizioni dei jihadisti e già mercoledì hanno fatto un volo di ricognizione sopra l'Iraq. L'uccisione dell'ostaggio scozzese David Haines (la cui figlia ha diffuso oggi un video con il quale supporta l'idea dei raid) "ha mostrato che non si tratta di una minaccia lontana", ha insistito Cameron. Bisogna fermare lo Stato Islamico "perché è una minaccia" diretta alla Gran Bretagna" e il Regno Unito "ha il dovere" di combatterlo. La mozione esclude un intervento di terra ed esclude, per ora, attacchi mirati in Siria. Ma Cameron, secondo il quale la battaglia potrebbe durare "anni", ha anche ha lasciata aperta la possibilità di estendere le incursioni contro gli "psicopatici" miliziani dello Stato islamico dall'Iraq alla Siria, sostenendo che non ci sia alcun ostacolo giuridico.

 

Intanto la coalizione internazionale ha bombardato nella notte, per la seconda volta consecutiva, i pozzi petroliferi sotto il controllo dello Stato Islamico in due province siriane: è la quarta notte che la coalizione attacca obiettivi dei jihadisti dentro la Siria, prendendo di mira le installazioni petrolifere che 'foraggiano' economicamente la jihad dei miliziani islamisti.

 

Lo Stato islamico però continua ad avanzare in Siria e si sta avvicinando al confine con la Turchia: dopo l'offensiva che la scorsa settimana ha consentito ai jihadisti di conquistare decine di villaggi attorno la città di Kobane, non ancora espugnata, e che ha messo in fuga decine di migliaia di curdi in Turchia, i miliziani nelle ultime ore hanno guadagnato terreno: i jihadisti sunniti hanno conquistato la collina da cui i combattenti curdi li avevano attaccati nei giorni scorsi; e oggi alcuni colpi di artiglieria hanno oltrepassato il confine, distruggendo alcuni vigneti in territorio turco ma senza causare vittime.

 

[**Video_box_2**]In questo clima, in tutte le capitali occidentali rimane altissima l'allerta terrorismo: oggi ci sono stati nuovi arresti a Londra, e nove sospettati di terrorismo sono stati fermati tra la città spagnola di Melilla e la vicina città marocchina di Nador. Il loro capo è il fratello di un uomo che servì l'esercito spagnolo. L'allarme resta alto anche perché, secondo il capo europeo dell'anti-terrorismo, Guilles De Kerchove, la nascita del Califfato ha amplificato le adesioni al jihad in Europa: "Se ci credi, probabilmente ne vuoi far parte il prima possibile", ha detto De Kerchove. Sarebbero 3 mila gli europei arruolati nelle fila dello Stato islamico e si teme che raid aerei in Iraq e Siria scatenino attentati per rappresaglia in Europa. Non solo: secondo De Kerchove, c'è il rischio che gruppi terroristici 'rivali', per esempio al Qaida, possano compiere attentati per mantenere alto il loro profilo: "La crescita dello Stato islamico potrebbe spingere al Qaeda a far qualcosa per mostrare che conta ancora". Secondo il premier iracheno Haider al Abadi, il Califfato dispone di una rete di intelligence adeguata per "pianificare attacchi alle reti metropolitane di Parigi e degli Stati Uniti".