A sinistra Reyaad Khan, di Cardiff, nel Galles. E’ il protagonista di un video di reclutamento dello Stato islamico

La peggio gioventù

Giulio Meotti

Terroristi inglesi benestanti e laureati. Provengono dalle migliori università. Volevano cambiare il mondo. Oggi uccidono “infedeli”. Khan aveva scritto: “Il mondo può essere un posto adorabile, ma devi eliminare il male”. Oggi combatte per il califfo.

L'esecuzione del cooperante americano Peter Kassig da parte dello Stato islamico è stata compiuta materialmente da un uomo inglese che si è unito ai jihadisti e che si fa chiamare "John". Al suo fianco sono stati riconosciuti anche un ragazzo francese e un altro gallese che si sono uniti agli uomini del califfo Baghdadi. Riproponiamo un articolo dello scorso 26 ottobre, sul fenomeno crescente dei terroristi inglesi benestanti e laureati reclutati dallo Stato islamico.

 

Non i diseredati, non coloro, per dirla con Karl Marx, che avrebbero da perdere soltanto le loro catene. Piuttosto il professor Anthony Glees, autore del libro “When Students Turn to Terror”, li paragona all’organizzazione terroristica Baader-Meinhof: “E’ l’esempio di un movimento di terroristi che viene dalla classe media, i cui membri sono molto istruiti e vivono in una delle società più liberali e democratiche del nostro tempo”.

 

Anche i terroristi inglesi che sono andati a combattere per lo Stato islamico vengono tutti da famiglie benestanti, sono i prodigi dell’integrazione britannica, ragazzi e ragazze che hanno frequentato le scuole più prestigiose del Regno Unito, scuole private spesso, ragazzi che volevano cambiare il mondo e che si facevano fotografare con i ministri di Downing Street. Come ha comunicato ieri il Foreign Office, “tre quinti di loro sono già morti in Siria e Iraq”.

 

Abdul Waheed Majid ha compiuto un lungo viaggio dalla cittadina inglese di Crawley fino ad Aleppo, in Siria, dove si è fatto esplodere la scorsa primavera. Un nonno era stato un ufficiale dell’esercito di Sua Maestà in Birmania. Questi inglesi appartengono a una generazione jihadista diversa dal micidiale commando di terroristi che ha buttato giù le Torri gemelle. Sono più massa anonima che circola nelle nostre città e università. E’ quello che pensa Pierre Lacoste, l’ex direttore della Direction Générale de la Sécurité Extèrieure francese: “Molti di questi terroristi sono giovani padri di famiglia che hanno preso le risorse migliori che il mondo moderno potesse offrire loro”.

 

 

 

Terroristi che crescono nelle migliori università inglesi. Secondo Glees, “per più di sessant’anni, gruppi radicali hanno utilizzato come agitatori politici le libertà accademiche del Regno Unito, in alcuni casi per pianificare la sua stessa estinzione. Almeno settecento insegnanti nel periodo che ha fatto seguito alla Seconda guerra mondiale hanno cercato di diffondere la propaganda comunista nelle scuole britanniche. Poi, tra gli anni Sessanta e Settanta, è toccato alle organizzazioni studentesche rivoluzionarie. Adesso è la volta dell’islam politico, di destra e di sinistra. Il mondo accademico britannico è sempre stato un rifugio sicuro per i nemici delle società aperte dell’occidente”.

 

Ahmed Omar Saeed Sheikh, la mente del sequestro e dell’uccisione del giornalista ebreo americano Daniel Pearl, si era laureato alla London School of Economics. Waheed Zaman, che ha cercato di far saltare in aria dei voli di linea sull’Atlantico, era il presidente della City University’s Islamic Society di Londra. Kafeel Ahmed, che ha guidato una jeep piena di esplosivi contro l’aeroporto di Glasgow, era stato presidente della società islamica della Queen’s University. Faisal Shahzad, il terrorista del fallito attentato a Times Square, New York, aveva una casa da 273 mila dollari. Il padre è un alto ufficiale dell’esercito di Islamabad. Zacarias Moussaoui, il ventesimo uomo dell’11 settembre, ha un dottorato in Economia internazionale alla South Bank University di Londra. Era il figlio di un ricco banchiere, studiava in una delle più prestigiose università del mondo, la University College di Londra (per risultati accademici è il quarto ateneo al mondo) e abitava nel cuore chic della capitale inglese Umar Farouk Abdulmutallab, l’attentatore del volo di Natale Amsterdam-Detroit. Viveva al quinto piano di un palazzo di Mansfield Street. Colonne neoclassiche, portone liberty con un gran cesto di rose in ferro battuto a pochi isolati da Oxford Street, dove un appartamento costa sui due milioni di euro.

 

Saajid Badat, che voleva far esplodere un volo di linea, studiava optometria alla London University. Aveva frequentato una scuola anglicana e aveva lasciato la prestigiosa Crypt Grammar di Gloucester con il massimo dei voti. Uno dei migliori studenti della sua generazione. Azahari Husin, il “meccanico” che mise le bombe a Bali, ha studiato all’Università di Reading. Un altro membro della cellula che devastò la località turistica indonesiana, con duecento morti fra i turisti occidentali, Shamsul Bahri Hussein, era uno studente della Dundee University. Afzal Munir aveva studiato alla Luton University prima di morire in Afghanistan.

 

Adesso c’è la storia di Reyaad Khan, uno dei capi della cellula inglese agli ordini del califfo Abu Bakr al Baghdadi. Reyaad diceva che un altro mondo è possibile. “Il mondo può essere un posto adorabile, ma devi eliminare il male. Se tutti scegliessero il bene, il male andrebbe via”. E’ lo stesso terrorista che oggi non vede nulla di sbagliato nel tagliare teste, nel lapidare le donne e nel crocifiggere i cristiani. C’è una fotografia che ritrae Reyaad in compagnia di Ed Balls, allora ministro dell’Educazione del Regno Unito in visita al centro giovanile di Cardiff, un istituto multiculturale che ha ricevuto 69,400 sterline dal Partito laburista. E’ una foto di cinque anni fa ancora nell’account twitter dell’attuale cancelliere dello Scacchiere ombra. Reyaad all’università diceva di voler “diventare il primo ministro asiatico del Regno Unito”.

 

Uno studio della London Queen Mary University rivela che in Inghilterra “le persone che provengono dalle famiglie abbienti sono anche le più disposte a simpatizzare con la violenza politica”. “Il paradigma della disuguaglianza non viene confermato”. Lo dice anche un documento interno dell’MI5 inglese, che era destinato a uso interno ma che è uscito sulla stampa britannica: “Due terzi dei sospetti inglesi hanno un profilo da classe media e coloro che vogliono diventare attentatori suicidi sono spesso i più istruiti”. Viene così sfatato l’altro stereotipo oggi in voga, quello del “lupo solitario”, alienato e dissociato.

 

Gran parte dei terroristi inglesi hanno, infine, moglie e figli: “Questo indica che avere una famiglia non li dissuade dal partecipare ad attività che portano a una lunga carcerazione, se non alla morte”. E ancora: “Il novanta per cento di coloro di cui abbiamo informazioni è socievole e ha molti amici. Questo contraddice gli stereotipi dei terroristi come psicopatici”.

 

Aqsa Mahmood, una delle donne inglesi di maggior profilo dello Stato islamico, viveva in un angolo verde di Pollokshields, uno dei quartieri più benestanti di Glasgow. I genitori abitano in una grande villa indipendente, dove i prezzi delle case superano regolarmente il mezzo milione di sterline. Aqsa era una bella e giovane ragazza che amava Harry Potter, i Coldplay e la star del cinema Zac Efron. Ma ha dato via tutto quello che amava, al fine di impegnarsi nel jihad. La signorina Mahmood era intelligente a scuola e aveva la fama di essere un topo di biblioteca. Uno dei suoi libri preferiti era “Mille splendidi soli”, il romanzo di Khaled Hosseini su una madre e una figlia afghane. La famiglia Mahmood ha rappresentato, per molti versi, il sogno di tanti immigrati. Il padre di Aqsa, Muzaffar, si trasferì a Glasgow dal Pakistan nel 1970. E’ stato il primo giocatore di cricket pachistano in Scozia. Tutti i loro figli sono andati alla prestigiosa scuola privata Craigholme.

 

Mentre alcune donne inglesi hanno seguito i rispettivi mariti nel Califfato, “altre abbracciano l’Is perché fornisce una nuova utopia”, spiega Katherine E. Brown, esperta di sicurezza al King’s College. “Lo Stato islamico offre una immagine positiva: ‘Venite qui e aiutateci a costruire uno stato perfetto’”. Kamaldeep Bhui, docente di Psichiatria culturale alla Queen Mary University, sostiene che “hanno tutte una istruzione completa e provengono dalla classe media”. Gran parte di loro, come Aqsa, non provengono neppure da famiglie particolarmente religiose. Adesso i servizi segreti britannici cercano nelle università. Perché vengono tutti da lì i capi del terrorismo. Tutti i maggiori atenei britannici hanno avuto cellule jihadiste: Leicester, Luton, Brighton, Glasgow Metropolitan, University of Westminster, Brunel e soprattutto la London School of Economics, fondata da Sidney e Beatrice Webb, uno dei tre “crogiuoli di idee” insieme con Oxford e Cambridge durante il XX secolo, fucina di Nobel per l’Economia.

 

Mohammad Sidique Khan, uno dei kamikaze del 7 luglio 2005, era appena uscito dalla Leeds Metropolitan University. Sidique Khan aveva rilasciato un’intervista al supplemento del Times sull’educazione inglese che aveva ricevuto e che a sua volta coltivava da insegnante alla Hillside Primary di Leeds: “La felicità? Quando i miei alunni dicono che questa è la migliore scuola dove sono stati, io mi sento realizzato”. Nel colloquio per quel lavoro a scuola, Khan si era presentato così: “Giovane lavoratore, ho una buona esperienza nel lavorare con i bambini con difficoltà sociali. Riesco ad avere un eccellente rapporto con i giovani e cerco sempre di dialogare con loro”.

 

Michael Adebowale, il terrorista che assieme a Michael Adebolajo un anno fa ha ucciso con un machete il soldato inglese Lee Rigby nel cuore di Londra, a scuola aveva ricevuto l’incarico di scrivere una speciale sceneggiatura teatrale sulla violenza fra gli immigrati e le gang di strada. La pièce commissionata ad Adebowale raccontava di un gruppo di amici che si mescolano a brutte frequentazioni. Michael, al quale un teppista ha passato una pistola, viene quindi arrestato dalla polizia. Morale della storia: “Don’t get mixed up with the wrong crowd”. Guardatevi dalle cattive amicizie.

 

Una studentessa del King’s College, Roshonara Choudhry, due anni fa ha accoltellato all’addome il parlamentare laburista Stephen Timms durante il suo intervento elettorale nella zona est di Londra. Taimour al Abdaly, il ventinovenne che si è fatto saltare nel centro di Stoccolma tre anni fa, studiava Fisioterapia all’Università di Luton. Asif Mohammed Hanif e Omar Khan Sharif avevano due borse di studio al King’s College prima di compiere un attentato suicida sul lungomare di Tel Aviv nel 2003. E’ stato il primo attentato perpetrato nel nome della causa palestinese da due individui totalmente estranei a essa. Sharif era figlio di un ricco uomo d’affari, Sardar Sharif, che aveva mandato il figlio in una delle più elitarie scuole del Regno Unito, la Foremarke Hall di Repton, fondata nel 1557 e che annovera tra i suoi alunni scrittori come Roald Dahl, Christopher Isherwood e l’ex arcivescovo di Canterbury, Lord Ramsey. In un documento del “Contest” (Counter-terrorism strategy) si ricorda che più del trenta per cento dei terroristi in Gran Bretagna tra il 1999 e il 2009 ha frequentato l’università. Alcuni sono stati indottrinati negli ambienti universitari da persone esterne agli atenei, mentre altri sono stati attirati e ingaggiati in attività estremistiche in questi spazi.

 

Il professor Glees ha dunque ragione a sostenere che i terroristi islamici usciti dalle migliori università del Regno Unito sono come i tupamaros tedeschi che dall’aprile del 1968 (incendio dei grandi magazzini a Francoforte) all’estate del 1972 misero in ginocchio la Repubblica federale tedesca. “La banda Baader-Meinhof godeva di cinque milioni di simpatizzanti, molti nelle università della Germania occidentale”.

 

Erano tutti di buona famiglia: Andreas Baader era il figlio di un professore di Storia, Ulrike Meinhof era la figlia di un direttore di museo e viveva in una villa, Gudrun Ensslin era la figlia di un pastore evangelico, l’avvocato Horst Mahler era il figlio di un magistrato. Anche Olivier Roy fa un paragone con il terrorismo di estrema sinistra, ma avverte: “La grande differenza è che il radicalismo islamico dispone di una base sociale che mancava ai marxisti: la popolazione musulmana sradicata”. La famosa zona grigia è molto più estesa. E’ il Londonistan. C’è un’altra differenza. Mentre la Baader-Meinhof attaccando gli “schweine”, i porci, intendeva colpire la classe dirigente tedesca, dalle banche ai politici, i musulmani inglesi sono in guerra con i “kuffar”, i miscredenti. E quelli siamo tutti noi.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.