L’ineleggibile Sul piano politico aleggia come arma contundente (non importa se reale), sul piano giuridico resta sospesa nel campo delle probabilità non così probabili: la questione dell’ineleggibilità del Cav.-senatore Silvio Berlusconi, brandita dal Movimento cinque stelle come soluzione finale contro il leader del centrodestra (anche ieri il professor Paolo Becchi ne parlava sul blog di Beppe Grillo), viene accarezzata dagli intellò e dai politici firmatari di appelli su MicroMega, da un redivivo Antonio Di Pietro (ieri, su Twitter) e da quella parte del Pd che, con il capogruppo al Senato Luigi Zanda, pensa che Berlusconi “secondo la legge”, in quanto “concessionario”, non sia eleggibile e che sia “ridicolo” che “l’ineleggibilità colpisca Confalonieri e non lui”. Marianna Rizzini 20 MAG 2013
Il vero pericolo per Grillo è il canto di sirena del Polo Rodotà Come sempre capita quando la vita si mette a fare il romanzo (o il romanzo la vita), a un certo punto il dramma esteriore diventa dramma interiore, e la piazza mezza vuota che accoglie Beppe Grillo a Treviso e le liti sulla diaria e i sondaggi in flessione e la fantasia della scissione diventano tormento del singolo – singolo deluso, esacerbato, disorientato, isolato (tutti stati d’animo al momento presenti nel manipolo elettorale a Cinque stelle). Non siamo ancora al punto in cui arrivano i protagonisti simil-grillini de “La mentalità dell’alveare”, il romanzo di Vincenzo Latronico presentato in questi giorni al Salone del Libro di Torino per Bompiani. Marianna Rizzini 20 MAG 2013
Donna sull’orlo di una crisi / 2 Ruby-Pinocchio nel Quadrilatero dei Balocchi, ovvero il romanzo che non ha niente a che fare col diritto Gentile dottoressa Boccassini, con rispetto: ma che c’entra? Perché questo uno arriva a domandarsi dopo aver ascoltato ampi stralci della Sua requisitoria. Che c’entra il Suo ritratto della Ruby-Pinocchio che in un Bildungsroman all’incontrario prende la via del moderno paese dei Balocchi (il “sogno negativo” del “guadagno facile” per “giovani generazioni” attratte da cine e tivù)? Che c’entra con la certezza del diritto e il tribunale e il ragionevole dubbio (che non deve esserci) e soprattutto con il fatto che la Ruby-Pinocchio, nel processo, non è neppure l’accusata? Marianna Rizzini 15 MAG 2013
A cresta bassa Nuovi tormenti grillini sul bisogno della paghetta Vivere da parlamentare, dunque, non è come vivere alla maniera di Mark Boyle, l’inglese che da anni ha detto “no” ai soldi e si lava i denti con ossi di seppia: questo devono aver pensato ultimamente i non pochissimi deputati e senatori a cinque stelle, fan della decrescita felice ma folgorati preventivamente (da Beppe Grillo) sulla via della diaria – ché il riflesso cretinista sul Web è più forte del buonsenso, e pure se rendiconti tutto arriva sempre quello che su Facebook ti chiede conto della pizza bufala e pachino (potevi prendere la più economica pizza Margherita). Marianna Rizzini 14 MAG 2013
Il codice Bray e i suoi cultur-nemici Con le cuffie, l’iPod e il posto in piedi, a bordo della Circumvesuviana poi devastata (e fermata) dai teppisti, se ne stava tranquillo e assorto, prima di chiedere un passaggio per Pompei, il neo ministro dei Beni culturali e del turismo Massimo Bray, già direttore editoriale dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana, direttore responsabile della rivista ItalianiEuropei e presidente del cda della Fondazione “La notte della Taranta” nella Puglia felix da cui proviene. Dopo appena tre giorni nel governo Letta, non ancora segnalati sul suo sito (unico indizio, la frase “la cultura prima di tutto”), se ne stava in piedi tra turisti e non turisti, Bray, rispondendo su Twitter a una signora che l’aveva fotografato, e ascoltando un rocker israeliano di nome Asaf Avidan, sconosciuto ai più. Marianna Rizzini 03 MAG 2013
Il virus del grillismo in “occupyPd” (e i Cinque stelle scongelati da Letta) Dicono (da Torino, Bologna, Bari, Foggia, Lamezia Terme, Palermo) che “la situazione non è più sostenibile”, che “la misura è colma”, che “le scelte nazionali, regionali e provinciali non possono più cadere dall’alto” e che “la piramide va rovesciata, partendo dalla base”. Vanno in tv per dire: “Ci riprendiamo il partito”. Innalzano stendardi “contro le oligarchie”, stilano “patti della Pallacorda” in omaggio alla Rivoluzione francese, si mobilitano contro “l’inciucio”, parola ormai diventata il collante universale dell’indignazione giacobina (slogan: “Il cambiamento non si fa con Berlusconi”). Vogliono “il congresso del Pd prima dell’accordo Pd-Pdl” e chiedono ai loro deputati e senatori “perché ci dicevate ‘mai il governissimo’ e ora lo fate?”. Marianna Rizzini 25 APR 2013
Lo spleen di Grillo ovvero l’arte della manutenzione della setta Il fantasma dell’irrilevanza – fare opposizione e sparire, fare opposizione neppure da soli – abita da un paio di giorni il palazzo a cinque stelle. “Non votiamo la fiducia”, “non ci invitano alle consultazioni” (poi erano invitati), “i Letta sono un’unica famiglia”, “l’inciucio è servito”: le formule ripetute non aiutano Beppe Grillo e i suoi eletti, a giudicare dall’oscillare di Grillo tra energia spaccatutto e depressione da ex comico in pantofole, a ricacciare sotto al tappeto l’angoscia di vedersi come in uno specchio rovesciato: non dovevano essere gli altri, quelli nel vicolo cieco? La sensazione è che lo scenario sulla carta migliore – il Pdl e il Pdmenoelle che si mettono d’accordo, i Cinque stelle che continuano nel dàgli alla casta – si tramuti nel caso peggiore. Marianna Rizzini 25 APR 2013
La caduta dall’Olimpo delle “riserve della Repubblica” (Saviano in testa) Certo il suo “ZeroZeroZero”, il “Gomorra” della lotta alla cocaina, è primo in classifica. Certo Roberto Saviano vende copie con l’ultimo libro, nonostante la parallela caduta negli ascolti televisivi, in coppia con Fabio Fazio – l’ultima recente doppia apparizione su Raitre, a inizio aprile, non ha superato il sette per cento, ma già nell’autunno scorso il critico Aldo Grasso, sul Corriere della Sera, aveva fatto notare una certa flessione dello share. Ma è lo status di “idolo” di Saviano, soprattutto, a fare acqua. Fabio Fazio, poi, anche in solitaria non “traina più”, titola il Fatto, addossando al conduttore di “Che tempo che fa” pure la colpa del calo di ascolti di Milena Gabanelli, in palinsesto con “Report” dopo Fazio. Marianna Rizzini 24 APR 2013
Grillo su Roma Beppe Grillo all’ora del caffè si affaccia per un non-comizio in piazza Santi Apostoli – non si vede il palco, l’ex comico dice che il muro di cronisti rende impossibile l’ingresso attraverso una strettoia non proprio stracolma di gente – e andandosene saluta da un predellino: “Arrendetevi”, dice ai partiti; “andiamo avanti”, dice ai suoi. Poi gira in tondo, indeciso se tornare indietro, parlare da piazza Venezia o procedere in corteo. Infine riappare, ed è la rappresentazione plastica della linea ondivaga tenuta negli ultimi due giorni. Si attacca alla “semantica”, Grillo, per smentirsi e spiegare che di fronte alla rielezione di Giorgio Napolitano ha detto “golpe”, sì, ma intendeva dire “golpettino furbo”, e che lo diceva soltanto tra virgolette. Leggi anche Il patto di sistema alla prova della piazza grillina Marianna Rizzini 21 APR 2013
Grillo vuole colonizzare il Pd, ma lo scambio col governo non va “Nessuno si è mai sognato di votare Romano Prodi”, dice Beppe Grillo a metà giornata, da un comizio lassù in Friuli, quando capisce che gli sta riuscendo il colpo grosso poi reso evidente dai risultati del quarto scrutinio, con Prodi inchiodato a 395 voti: tenere duro sul nome di Stefano Rodotà, tentazione per una sinistra assediata dalla base in piazza e sul web, sperando che lo “scouting” mai abbandonato dal Pd in direzione grillina funzioni a parti rovesciate, e che una parte del Pd squassato si riversi sul candidato a cinque stelle. E il “travaso” avviene persino spontaneamente, per convinzione o senso di colpa dei parlamentari del Pd verso gli elettori sedotti dal mantra del “cambiamento” e soltanto in ultimo dall’hashtag lanciato su Twitter dall’ex comico (#Rodotàperchéno). Marianna Rizzini 20 APR 2013