A cresta bassa

Nuovi tormenti grillini sul bisogno della paghetta

Marianna Rizzini

Vivere da parlamentare, dunque, non è come vivere alla maniera di Mark Boyle, l’inglese che da anni ha detto “no” ai soldi e si lava i denti con ossi di seppia: questo devono aver pensato ultimamente i non pochissimi deputati e senatori a cinque stelle, fan della decrescita felice ma folgorati preventivamente (da Beppe Grillo) sulla via della diaria – ché il riflesso cretinista sul Web è più forte del buonsenso, e pure se rendiconti tutto arriva sempre quello che su Facebook ti chiede conto della pizza bufala e pachino (potevi prendere la più economica pizza Margherita).

    Vivere da parlamentare, dunque, non è come vivere alla maniera di Mark Boyle, l’inglese che da anni ha detto “no” ai soldi e si lava i denti con ossi di seppia: questo devono aver pensato ultimamente i non pochissimi deputati e senatori a cinque stelle, fan della decrescita felice ma folgorati preventivamente (da Beppe Grillo) sulla via della diaria – ché il riflesso cretinista sul Web è più forte del buonsenso, e pure se rendiconti tutto arriva sempre quello che su Facebook ti chiede conto della pizza bufala e pachino (potevi prendere la più economica pizza Margherita). Questo più o meno raccontava l’espulso siciliano Antonio Venturino, convinto che in realtà il suo allontanamento dal M5s riguardasse la divergenza di linea politica (siamo sempre alla domanda-base della dissidenza grillina: non era meglio dialogare col Pd?). Lui, Beppe Grillo, ieri si automotivava in quel di Avellino con il “Tutti a casa tour” nell’imminenza delle amministrative, ma anche lui sapeva, mentre ribadiva (“chi si tiene la diaria si mette fuori da solo”), che lungo il piano inclinato del denaro da restituire, con tutto quel carico di purezza da difendere, si è creata prima di tutto una sorta di rifiuto psicologico nei suoi confronti. La sua frase “Houston, abbiamo un problema di cresta”, lanciata dal blog subito dopo la riunione apparentemente conciliante con i suoi eletti, ha scatenato il turbamento di tutti quelli che lo vedevano “come un padre”, per usare la parole del non turbato Vito Crimi, e non solo di quelli che la diaria vorrebbero usarla punto o basta, come da codice di comportamento preventivamente firmato, e dunque senza restituzione dell’eccedenza assorbita dalle tasse, dal carovita romano o dall’improvvisa consapevolezza che tra la decrescita felice dei “quattro supplì in rosticceria” e l’essere parlamentare c’è la distanza di una nuova dimensione istituzionale che sotto sotto piace ai grillini nel Palazzo. E infatti anche chi è convinto di voler dare indietro ciò che sta fuori dal singolo scontrino non ha apprezzato il metodo della “gogna” applicato dal leader, così dicevano ieri alcuni parlamentari prima della riunione decisiva, in cui rivotare il già votato in un sondaggio interno (libertà di coscienza o no?), come se rivotare potesse restaurare la purezza un tanto al chilo richiesta dal social network.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.