Il sagace Conte non può cadere
Il rischio del voto se il presidente del Consiglio fosse messo da parte. A seguire, il taglio dei parlamentari. Così una bella fetta dei nuovi eletti dovrebbe tornarsene a casa anche prima di aver appoggiato il sedere sullo scranno
Dice Zingaretti che Conte è un punto di riferimento, che è colto e che è anche sagace. Opinione forse non brillante, di sicuro legittima. Aggiunge, sempre Zingaretti, che se uno tanto colto e così sagace cadesse, allora nulla resterebbe più da fare e al voto subito. Che come opinione stavolta è brillantissima. Solo che c’è un problema. Se si votasse perché il Sagace è caduto, e a ruota seguisse il famoso taglio dei parlamentari, una bella fetta dei nuovi eletti dovrebbe tornarsene a casa anche prima di aver appoggiato il sedere sullo scranno. Così, zacchete. Eletto? A casa. E se ne aggiunge un altro, di problema: come scegliere gli sfigati che dovrebbero andare in Parlamento come frecce per tornarsene come fulmini? Non si sa. Né si potrà sapere. Si tirerà a sorte? Andranno a casa i meridionali? I settentrionali? Gli alti più di un metro e novanta? Quelli deboli d’udito? Più maschi che femmine? L’opposto? Quelli che tifano per la Spal? Quei malati di testa che tifano per il Genoa? O i meno sagaci, vale a dire i grandissimi minchioni che l’hanno sparata più grossa? Perché in quest’ultimo caso, che sembrerebbe il più logico: siamo poi sicuri di trovare, per candidarli al nulla che si meritano, trecento Zingaretti circa?