Gian Carlo Caselli (foto LaPresse)

Gian Carlo Caselli e la prescrizione

Andrea Marcenaro

E' “un istituto che esiste in tutti i paesi democratici”, dice il monumento della giustizia italiana. Ma ne usufruiscono “più i galantuomini dei cittadini comuni”. E allora perché non innalzare i cittadini comuni al livello dei galantuomini?

Gian Carlo Caselli è un monumento della giustizia italiana. E il monumento la pensa così. Pensa, il monumento, che la prescrizione sia “un istituto che esiste in tutti i paesi democratici”, quindi che sia giusto. Che in Italia però vada abolito. Oh perdinci! Non siamo forse un paese democratico? Certo che lo siamo, ragiona il monumento, soltanto che da noi usufruiscono della prescrizione “più i galantuomini (sic, ndr) dei cittadini comuni”. Ed è giusto questo? No che non è giusto. Per cui? Innalzare i cosiddetti cittadini comuni al livello dei cosiddetti galantuomini? Questo mai. Abbassare i cosiddetti privilegi dei cosiddetti galantuomini al livello delle verificate e quotidiane vergogne praticate dalla giustizia nei confronti dei cosiddetti cittadini comuni? Ecco una buona idea: aboliamo la prescrizione. Poi di questo si continuerà comunque a discutere anche nel nuovo anno. Quanto al vecchio, per saltare di palo in frasca, una domanda invece incombe: e se il più broccolo non fosse stato Toninelli?

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.