Il filosofo inglese Roger Scruton (Foto Wikipedia Commons)

Il caso Scruton è la biopsia della nostra società. Così si scatena la caccia alle streghe

Il filosofo inglese è stato licenziato dal governo May per avere criticato il Partito comunista cinese, Soros e l’uso della parola “islamofobia”. L'analisi dello Spectator

“A volte uno scandalo non è solo uno scandalo, ma è una biopsia della società”, scrive Douglas Murray sullo Spectator: “Così è stato per l’assalto a Sir Roger Scruton (un filosofo conservatore di grande fama, ndt), che nelle ultime settimane è stato insultato dalla stampa, licenziato dal governo ed è stato processato per tutto il lavoro svolto nella sua vita. Scruton non è la prima vittima di questa versione moderna della folla indignata. Quattro anni fa lo scienziato premio Nobel Tim Hunt è stato licenziato dalla University College London (una delle istituzioni che hanno avuto la fortuna di averlo tra i propri docenti). Questo è avvenuto dopo che un membro del pubblico di una conferenza in Corea ha twittato un commento di Hunt sul suo rapporto di lavoro con le donne e si è indignato per il presunto sessismo. Nessuna delle istituzioni che hanno licenziato Hunt ha ascoltato la sua difesa. Si sono comportati così come fa chiunque ha una posizione di potere: hanno visto una rissa potenziale e sono scappati. Hanno lasciato indietro il loro uomo – anche questa è la nuova moda – e hanno pensato che il mondo se ne sarebbe presto dimenticato e che tutti (tranne la povera vittima) sarebbero andati avanti”.

 

Murray racconta un’altra storia simile: lo scorso gennaio un gruppo di ragazzi americani sono stati accusati di avere maltrattato il capo di una tribù di nativi americani. Le accuse si rivelarono infondate, ma la reputazione dei ragazzi era già stata compromessa. Chiunque può chiedere uno scalpo su Twitter: manipola le parole della tua vittima e lascia che la folla indignata faccia il resto. Il caso Scruton è un esempio classico di questa tendenza: è stato licenziato cinque ore dopo l’esplosione della tempesta su Twitter. Murray ripercorre la vicenda del filosofo inglese passo dopo passo.

  

 

“Scruton ha accettato un’intervista da George Eaton, uno dei vicedirettori del New Statesman (un settimanale di tendenza progressista, ndt). Il filosofo era stato nominato dal governo a capo di una commissione sulle politiche abitative lo scorso novembre, ma Scruton credeva che le domande del giornalista si sarebbero focalizzate sui suoi libri, molti dei quali erano stati ripubblicati di recente. Il giorno prima che l’intervista fosse pubblicata, Eaton ha accusato Scruton su Twitter di avere fatto una serie di ‘commenti deplorevoli’, e ha aggiunto un link all’intervista. Scruton è stato accusato di avere parlato male degli ‘ebrei ungheresi’, di essere stato razzista contro ‘i cinesi’, e di avere detto che l’islamofobia è una parola inventata dalla Fratellanza Musulmana ‘per evitare di parlare di una questione molto importante’. L’intervista è stata seguita dall’indignazione e dalla richiesta di dimissioni. La tempesta su Twitter era iniziata”. Murray fa il riepilogo degli esponenti conservatori che hanno chiesto le dimissioni di Scruton. Tra di loro, i deputati Tom Tugendhat e Johnny Mercer, il direttore dell’Evening Standard (ed ex cancelliere dello Scacchiere, ndt) George Osborne e l’editorialista del Times Lord Finkelstein. Nel pomeriggio, James Brokenshire, il sottosegretario che aveva nominato Scruton lo scorso autunno, ha licenziato il filosofo. Questa notizia è stata accolta con grande gioia - specialmente da Eaton, che ha pubblicato su Instagram (e poi ha eliminato) una foto in cui bacia una bottiglia di champagne. La didascalia: ‘La sensazione che hai quando riesci a far cacciare il razzista di destra e omofobo Roger Scruton come consigliere del governo conservatore’. Nessuno sa cosa abbia detto Scruton nell’intervista, e il filosofo ha chiesto al New Statesman di pubblicare la registrazione (Eaton non ha risposto).

 

Douglas Murray ha ascoltato l’audio dell’intervista e ripercorre gli estratti più rilevanti, a partire dalla domanda sull’omosessualità. “Scruton spiega ciò che pensa sugli omosessuali, riferendosi a un libro sul desiderio sessuale scritto 30 anni fa. ‘Ho detto che non è una perversione, ma che è qualcosa di diverso’, dice Scruton: ‘Le persone prendono delle frasi fuori dal contesto’”. Poi, ecco i suoi commenti su Orbán. “‘Il potere gli ha dato alla testa’, dice il filosofo: ‘Ha preso delle scelte che sono molto popolari tra gli ungheresi, che temono di essere invasi da un’enorme tribù di musulmani provenienti dal medio oriente. E bisogna ricordare che il loro rapporto con l’Islam non è felice’”. Alla fine dell’intervista, Eaton gli fa una domanda sul futuro dell’umanità. “Penso ci siano delle difficoltà che stiamo ignorando”, risponde Scruton: “Ad esempio, l’ascesa della Cina. C’è qualcosa di piuttosto pauroso che riguarda la politica di massa cinese. Io penso che… Noi inventiamo robot e anche loro in un certo senso creano dei robot del loro stesso popolo. Restringendo ciò che si può fare, ogni cinese diventa una sorta di replica dell’altro e questa è una deriva che fa molto paura. Forse non ne so abbastanza per esprimere questo giudizio, però la loro politica funziona in questo modo, e anche la politica estera. Sono tornati i campi di concentramento, in larga parte per rieducare i musulmani e via dicendo”.

 

Murray spiega che l’intervista non ha nemmeno menzionato le parole di Scruton contro il massacro dei musulmani in Cina per non compromettere l’immagine di Scruton come un “bigotto intemperante”. Tuttavia, alcuni dei critici di Scruton hanno fatto retromarcia, e il New Statesman sta conducendo un’indagine interna per verificare che Eaton non abbia manipolato l’intervista. “Per intere generazione i giornalisti hanno cercato di fare i dispetti con le interviste – scrive Murray – Ma un tempo questo non portava alle dimissioni di una persona nell’arco della stessa giornata. Oggi non appena una persona più o meno autorevole scrive qualcosa, la sfera Twitter si indigna. Se alcuni persone autorevoli si buttano nella folla, la campagna acquisisce intensità ... Le persone che più si sono arrabbiate per il caso Scruton sono state i giovani. Il nostro mondo è pieno di questioni complesse che vanno discusse. Abbiamo bisogno di filosofi, pensatori e anche politici coraggiosi che ci aiutino a trovare la nostra strada. ... Serve una controrivoluzione basata sull’importanza dell’individuo sulla folla, il primato della verità sull’offesa e la necessità del pensiero libero su un’uniformità blanda, sciocca e mal concepita”.

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