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TERRAZZO

Arte al rondò e occhi all'Olanda

Giacomo Giossi

Un panorama di quanto sta accadendo di innovativo lungo lo Stivale. Lo sguardo verso la connessione di necessità e bellezza in un complesso quanto vivibile disegno urbano da parte dell'originalità olandese

Arte e spazio pubblico per molto tempo hanno significato due possibili mondi opposti, da un lato la Biennale di Venezia con le sue opere capaci di accogliere le nevrosi contemporanee di un mondo milanese espanso tra Melbourne, L.A. e Vimodrone. Abiti in lino con risvolti in gita ai Giardini insieme a brigate sparse e sfatte di italiani che Alberto Sordi se lo meritavano almeno quanto noi oggi ci meritiamo Nanni Moretti. L’altro lato invece era quello della provincia profonda: dalla Brianza al bresciano, dal padovano fino al ferrarese, là dove arte e spazio pubblico volevano dire potere massimo agli assessorati comunali alla cultura coadiuvati in stretta complicità con scultori e artisti locali di fama, ma poco noti. Il rondò con palme e sculture come elaborazione lisergica dell’effimero propugnato da Renato Nicolini.

Poi, dice chi se ne intende, arrivarono gli olandesi che seppero connettere necessità e bellezza, uso e astrazione in un complesso quanto vivibile disegno urbano. Certo gli olandesi sono un popolo di giovani e in Italia ancora non abbiamo nemmeno capito come si fanno le piste ciclabili, eppure qualcosa è mutato e lo registra con completezza e precisione Arte e spazio pubblico (Silvana editoriale). Un volume decisamente importante se si vuol comprendere cosa sta accadendo alla cultura italiana, alle sue città e anche alle sue provincie per una volta colte in uno sguardo complesso eppure unitario. Oltre cinquecento pagine che comprendono i contributi di circa un centinaio di esperti, critici e artisti. Figlio di un progetto di ricerca a cura della Direzione generale Creatività contemporanea del ministero della Cultura e della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, Arte e spazio pubblico offre un panorama trasversale di quanto sta accadendo di prezioso e innovativo lungo lo stivale. Tanto più in anni in cui innovazione e cultura sembrano soffrire più che mai. Tre le parole chiave – spazio, temporalità e partecipazione –, attorno a cui si sviluppano analisi e racconti curati da alcune tra le più importanti figure dell’arte pubblica oggi presente in Italia. Dalle dinamiche che coinvolgono la rigenerazione urbana all’uso critico della street art come elemento di coesione. Lo spazio urbano come un organismo che può rispondere alle esigenze di una collettività solo se messo in relazione con una comunità consapevole. Molti i progetti presentati che attraversano il paese dalle grandi città alle provincie disperse nelle aree interne. Arte e spazio pubblico apre a un discorso radicale che non accetta mediazioni perché è nella relazione, nella partecipazione che prende forma l’atto artistico: in un dialogo necessario e obbligato con il territorio e la sua comunità. Un passo di lato rispetto alla cosiddetta arte istituzionale e un passo verso una visione collettiva dell’opera, abbandonando i vecchi feticci e le pretese di primazia autoriale. Una sintesi che mette d’accordo il turista in pullman con il globetrotter, l’abitante con l’amante del pittoresco. Anna Longhi e Menashe Kadishman.

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