Venezia. La diciottesima Biennale di architettura è dedicata all’Africa ma sembra di stare in Scozia. Sotto la pioggia leggera ma costante pare d’essere tra le Highlands. Complice l’origine della curatrice della biennale, Lesley Lokko, afroscozzese, e i molti Barbour dei presenti. Anche, arrivando all’Arsenale, il padiglione fuorisalone della Scozia sembra “Linea verde” o le previsioni del meteo, tutto incentrato sul cambiamento climatico. Anche alla mostra di Fondazione Prada su “tutti parlano di tempo”, variazioni sul tema, con timing devastante (l’Italia intanto sotto i nubifragi). Il padiglione italiano piace tantissimo al ministro Sangiuliano che lo inaugura in uno dei rari momenti di sole. Ma Alessandro Giuli presidente del Maxxi ha il trench pronto. Nel padiglione italiano il collettivo dei giovani Fosbury individua “aree fragili”, ci sono canti sardi, tipo Tazenda, o sloveni, non si capisce, in una installazione. E “un inno alla condivisione”, e “nove aree di crisi”.
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