C. Gambardella, Le case senza casa del mare interno 

Terrazzo

A Capri il paesaggio essenziale

Cherubino Gambardella

Una casa senza nel centro antico di Anacapri, perché si torni a una bellezza facile e potente, espressiva e lontana da ogni retorica

Mi hanno sempre affascinato quelle case inaccessibili da terra e raggiungibili solo dal mare, veri e propri luoghi di accoglienza tacitamente condivisa da pescatori, contrabbandieri, migranti e pirati lungo le coste del Mediterraneo australe. Una letteratura remota le accompagna, dai tempi di Fleba il Fenicio, avventuriero e propiziatore di riti di fertilità, di cui si descrive l’annegamento in morte per acqua di Eliot.  Fleba ne sarebbe stato l’abitante ideale. C’è uno spazio mentale in queste stanze marine che le rende uniche. Sono i primi cubi che il mare incontra anche dove la natura si fa impervia e sembrano un relitto depositato dalle onde entro siti inaccessibili. Sono prismi o i loro scheletri, si aprono ai quattro punti cardinali e lasciano penetrare il cielo da un occhio superiore o da un tetto che apre le sue falde, in alto. Sono sempre attraversati dall’aria, dal vento e dai colori delle stagioni. Raffigurano anche il trilite ligneo come inizio di opera solida opposta al liquido del mare, la tenda e la promessa del manto. Ho visto tante stanze come ricoveri marini. Conosco luoghi elementari dove la decorazione riesce a esprimere una poesia obbligatoria in cui persino un’ombra, una stecca di legno, rivela una potenza espressiva segreta.

Durante la scorsa, afosissima estate ho pensato di disegnare una architettura che fosse accenno di casa, luogo di cuspidi bizantine, semplice struttura in legno, denso scheletro pronto a coprirsi di stoffe policrome. Inaugurando il Festival del Paesaggio di Capri/Anacapri intitolato la “Casa come isola” e curato da Arianna Rosica e Gianluca Riccio, ho disposto nel centro antico di Anacapri questa casa senza casa, memoria di una delle tante domus segrete del Mediterraneo, che questa volta è accessibile dal mondo solido. Aprendo simbolicamente a un prossimo dibattito, questa architettura vuole anticipare il centenario del Convegno del Paesaggio tenutosi a Capri nel 1922, per tornare a una bellezza facile e potente, espressiva e lontana da ogni retorica.

Di più su questi argomenti: