“Love Stories” di Francesco Vezzoli. Courtesy Fondazione Prada

Sondaggi d'amore

Michele Masneri

Instagram e la vita di coppia. Essere single ai tempi del Covid. La nuova opera “virtuale” di Francesco Vezzoli per la Fondazione Prada. Intervista

Si chiama “Love Stories – A Sentimental Survey by Francesco Vezzoli” il nuovo progetto dell’artista bresciano che a partire da lunedì prossimo sbarca sull’Instagram. E che Instagram: quello della fondazione Prada. Sono stories che mostrano coppie celebri di varie epoche, anche cartoonesche, con due differenti caption o sottopancia contraddittori, e il gentile pubblico deve votare. Un sondaggione amoroso, insomma, per capire come stiamo messi ai tempi dei congiunti.

 

E’ sera, è stanco, rinchiuso a Milano da due mesi, Vezzoli soffre. Ma parliamo lo stesso. “Era tanto che volevo lavorare con i social, per capire questa cosa della coppia. Avrei voluto cooptare la Ghisleri e metterla a indagare: ma non su Salvini o Conte, di cui non ci frega niente. Ma proprio sulle coppie. Le coppie sono il nuovo mistero”, dice Vezzoli, blindato, senza affetti stabili, par di capire.

   

“Allora ho scelto i sondaggi di Instagram; per questo tema che mi sta molto a cuore; abbiamo sviscerato tutto della nostra identità: tu puoi essere gay, trans, qualunque cosa, e nessuno ha più niente da dire. Ma sulle coppie si apre il baratro. Cioè mettiamo: Achille Lauro, finché è da solo, lo applaude tutto l’arco costituzionale, da Lilli Gruber a Barbara D’Urso, ma se si presentasse, che so, insieme a Ibrahimovic, che succederebbe? Sui single siamo avanti, siamo nel 2046, ma sull’identità di coppia siamo completamente reazionari, siamo Downton Abbey”.

 

Tra le coppie scelte per questo sondaggione c’è Michael Jackson con la sua Lisa Marie, c’è Madonna con Sean Penn: “Ah, che coppia quella”, sospira Vezzoli. “Che però non ha funzionato molto. “Doveva esserci troppa intensità da entrambe le parti”. Solo coppie di potere? “Ma il potere è il vero tema che l’arte esplora da sempre, anche se non lo ammette”, si infervora. “E la first lady è una figura importantissima”. “Non ci sono più però oggi”, dice costernato. “Conte non ha una first lady, Di Maio nemmeno, Salvini neanche. ‘Aridatece la Isoardi’, potrebbe essere un bel titolo”. “Nessuno più capisce quanto sia importante una first lady. Nelle cene classiche dell’alta borghesia un tempo si facevano due tavoli da dodici, e al dolce il padrone e la padrona di casa si davano il cambio”. Sorge un dubbio. Non è che starà guardando troppo “Downton Abbey”? “Forse, sì, effettivamente la guardo in loop. Faccio ormai parte del mobilio del castello”.

 

Comunque forse le signore non hanno più tanta voglia di fare la mondanità. “Sono delle disgraziate pigrone svogliate!”, sbotta Vezzoli. “E non servirebbe poi molto: per i parametri morali-estetici di oggi, anche una ex escort andrebbe benissimo”. Forse servono dei first mariti. “Ah, figuriamoci, siam prontissimi. Ma il problema è che siamo talmente fissati con la nostra identità personale che siamo diventati completamente incapaci di abdicare al potere altrui. Anche i maschi più desiderati di Instagram: tutti singoli”. E se non si fidanzassero perché devono continuare a far sognare il pubblico, come gli attori una volta? - si obietta. “Eh, ma se non ti fidanzi, a un certo punto la tua credibilità svanisce. Uno si chiede: o hai una vita sessuale e ce la nascondi, o non scopi e allora sei uno sfigato, o non ti vuole nessuno. La verità è che queste persone sono in-ca-pa-ci alla coppia, sono tutti Gemma Galgani!”, è convinto Vezzoli, richiamando quella figura leggendaria. “Ecco, trovo che Maria De Filippi col suo ‘Uomini e donne’ nuova versione covidica sia l’unica riuscita in una vera riconversione digitale nell’epoca del Corona. Molto più del mondo dell’arte, che non ha capito niente: per loro il massimo è stato concepire che potevi vendere di più, vendere su Internet le opere tipo Net a Porter. E oggi musei e gallerie si lanciano in visite online, questo per loro è essere digitali. A questo punto è più artistico Deliveroo. Per non parlare degli artisti”.

 

Che hanno gli artisti? “Beh, diciamocelo chiaramente, i profili degli artisti fanno abbastanza schifo. Ma il fatto è che non c’è nessuna relazione tra gli artisti e Instagram: sono proprio due pianeti separati: quelli che hanno fama e mercato nella realtà, o non hanno un profilo o hanno tipo 4.000 followers. E poi invece il contrario: figure megapopolari su Instagram nel sistema dell’arte non hanno nessuna rilevanza. Sono due pianeti paralleli. Tipo Banksy, che su Instagram è l’artista più seguito ma nella realtà non ha nessuna influenza. O Jeff Koons che al contrario non ha un profilo. Altri grandi artisti hanno dei profili che non dicono niente. Mettono delle opere, ma non comunicano niente”. Forse postano per far contenti i figli. Ma è un problema non solo dell’arte. Anche del potere” (ancora!): “Ci sono persone con grande influenza sulla realtà come David Geffen, che ha però solo 90.000 followers: ma se decidesse, che so, di comprarsi la Rai, un domani se la compra, e avremmo un canale Rai dedicato a Donna Summer”. Magari. “Eh, infatti, magari”. Così smette di guardare “Downton Abbey”.

 

Sospira, Vezzoli, chiuso in casa, un po’ dowager countess. E senza neanche un valletto. Forse non sa cosa sia un weekend, di sicuro non ha mai avuto un profilo Instagram suo. “Mai. Sono più che altro un voyeur. Mi rendo conto di essere perfettamente inadeguato al mezzo”. Perché mai? “Instagram è fatto per giovani, per i venti-trentenni. E poi è fatto per i boni”. Non si butti giù. “Ma è chiaro che il business model di Instagram è la bonaggine. Instagram ha riportato in scena, dopo Facebook e Twitter, l’immagine rispetto alla parola. Gli influencer sono immancabilmente boni. Hai mai visto un influencer brutto? Anche chi fa profili di news o di economia, son tutti boni o bone. Un processo, questo della bonizzazione dell’anchorman, che era iniziato da Sky, per la verità”.

 

“La bellezza è il bitcoin di Instagram”, continua infervorato Vezzoli. “Non c’è spazio per i brutti. C’è un’enorme ipocrisia su questo. Il contenuto di Instagram è il corpo, un corpo che può essere nudo o vestito, ma sempre corpo rimane: l’attore principale della messa in scena instagrammatica. Per questo Instagram è così fondamentale per la moda”. “Quello che dicono o fanno non è veramente importante”. Però adesso i poveri influencer sembrano soffrire, chiusi nelle loro case. “Beh, sì, perché uno il vestito se lo può mettere in casa, certo, ma è un po’ ridicolo. Senza i loro palcoscenici si vede che soffrono… perché sono dei catarifrangenti di realtà, non realtà vera”. Invece “Maria” funziona anche in quarantena. “Ma lei è un genio. E’ l’unica che è riuscita a fare il triplo salto mortale. Lei a ‘Uomini e donne’ non c’è più, è solo una voce fuori campo. Come la Merkel nei consigli europei. Sono rimasti Tina e Gianni a distanza di sicurezza, che fanno i commenti. E Gemma che chatta. Maria l’ha capito, che digitalizzare non significa togliere o aggiungere qualcosa ma cambiare completamente. Chi è intelligente sa lavorare sull’ammodernamento del gioco”.

 

E i suoi, di giochi sentimentali, col virus? “Inesistenti, in quanto single”. Dunque che fa? “Guardo la tv e piango, piango molto”. “Forse è la volta buono che mi innamoro”. Pausa. “Proprio io”. Refrattario, eh. “Eh, ma se sei rinchiuso come fai? Ti innamori magari di un Glovo”. E’ per questo che ha paura del giudizio sulle coppie? “Ma ci mancherebbe, Glovo andrebbe benissimo. In passato ho avuto un grande amore panettiere, una persona molto per bene”.

 

E adesso che fa, oltre a piangere e guardare “Downton Abbey”? Fa il pane pure lei, come tutti gli italiani? “Ah, no, pane e cucinare non se ne parla”. “Certo però…”, rimugina, trasognato. Dica. “No, è che a me sarebbe sempre piaciuto trovare il mio Sean Penn. Certo, ammesso che io sia Madonna. Però dove sono queste coppie paritarie? Me lo dica lei!”. Ma non so, i Ferragnez, lo provoco (zitto, sono suoi amici). La sua amica Miuccia… Pronto, caduta la linea? “No, sto pensando… rifletto...”. “Forse questo progetto proprio ora deriva dal fatto che in tempo di pandemia ci viene a mancare il minimo sindacale di affetto, e di sesso… e il sogno d’amore è più forte che mai”. Poi, risoluto: “Però uno vede in giro delle coppie, e si chiede: da dove passa l’eros? E il pensiero? Guardo il figlio di Eleonora Giorgi con quella che dice di avere 26 anni, e ne ha 43. Sarebbero queste le coppie oggi?”. Niente, è inconsolabile, perduto nel tubo catodico. “Allora meglio guardare Francesco Arca nel ‘Commissario Rex’, anche lui senza coppia, ma col suo cagnone”. “Capisce perché piango?”. “Il fatto è che io sulla mia di identità sono completamente risolto. Ma su me stesso in coppia no, e allora voglio mettere in gioco anche me stesso in questo lavoro! Oggi poi è tutto più veloce, difficile. Lady Mary ci mette anni a decidere l’uomo della sua vita, e noi con uno swipe a destra o sinistra ci mettiamo un secondo…”.

 

Basta “Downton Abbey”! Faccia il pane! “No, il pane no, non lo voglio fare. Non ho neanche il forno”. E allora che fa tutto il giorno? “Interviste!”, dice Vezzoli, e butta giù il telefono.

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